LA STORIA DI UN AVAMPOSTO SOCIALE

Il nome Exodus richiama direttamente l'esodo biblico. Il racconto della liberazione del popolo ebreo dalla schiavitù d'Egitto attraverso un lungo viaggio nel deserto del Sinai. L'Esodo biblico è il paradigma di tutti i cammini di liberazione. Per questo motivo non è solo un ricordo, è la strada di oggi che passo dopo passo traccia la nostra storia. È il nostro viaggio personale e di gruppo, carico dei nostri desi- deri, rimpianti, canti, fatiche, scoperte, illusioni, amicizie. È sete di terra promessa.
L'esodo, oggi come allora, racconta del difficile rapporto con la legge, e di un profeta, servo fino in fondo della promessa che non vedrà avverata.

Poche semplici idee, tanta pratica in movimento. Exodus è la storia di un avamposto sociale.
Tutto ebbe inizio dalla prima carovana, una comunità itinerante allestita nel 1984 e messa in strada l'anno successivo, il 25 marzo 1985. Esperienza unica e straordinaria, partita da Milano con 13 ragazzi tossicodipendenti e 6 educatori. Dopo un viaggio duro, ricco e affascinante di venti tappe lungo la penisola italiana, fece ritorno sempre a Milano qualche giorno prima di Natale dello stesso anno: nove mesi per una rinascita. Fu l'evidenza concreta che un viaggio di liberazione era possibile.

La scommessa, la speranza e l'avventura contenute nella prima carovana segnarono gli anni successivi.
Nei suoi primi dieci anni di vita il movimento di Exodus attraversa le più drammatiche questioni sociali del nostro Paese, le dipendenze, il carcere, il terrorismo, l'AIDS, la grave emarginazione sociale. Le carovane incontrano territori e testimoni privilegiati, con grande semplicità i ragazzi e le ragazze ricompongono il senso della loro vita non solo praticando una disciplina sana ma toccando con mano e portando il loro aiuto alle sofferenze degli altri, disabili, anziani, infanzia abbandonata, con un metodo essenziale fondato sulla relazione educativa, poche regole e intenso confronto all'interno del gruppo e con l'ambiente esterno. Presto accanto alle carovane iniziano a costituirsi presenze più stabili con case in molte regioni d'Italia.

Fin dai primi anni Exodus è presente nelle scuole, propone incontri e corsi per genitori, lavora con gli adolescenti negli oratori e nelle periferie. A partire dai primi anni novanta si vengono a strutturare le prime attività lavorative per offrire un'opportunità di reinserimento ai ragazzi in uscita dalle comunità. Sempre in quegli stessi anni si sperimentano i primi progetti al di fuori dei confini italiani, con le carovane europee, con la presenza nei campi profughi in Bosnia, con il progetto Romania, nell'orfanotrofio di Popesti in Moldavia, con la carovana in Patagonia.

Le attività nate a partire dall'idea iniziale di Exodus proposta da don Mazzi, negli oltre 27 anni di strada fino ad oggi, si sono venute così a precisare intorno a quattro filoni tematici e ad alcune necessità trasversali.

I quattro settori sono sintetizzabili in quattro parole: accoglienza, adolescenti, internazionale e lavoro.

Il primo riguarda tutto il tema delle dipendenze, del disagio sociale, delle fragilità e si è nel tempo articolato in programmi residenziali, mediante comunità o case di accoglienza, in centri di ascolto in diverse città d'Italia, centri e progetti rivolti alle famiglie e ai genitori (consulenza, accompagnamento, forma- zione), progetti di prevenzione nei quartieri e nelle scuole.

Il secondo mette l'attenzione sui ragazzi "normali" ponendosi il compito di rinsaldare il tessuto educativo della città attraverso Centri Giovani, progetti di animazione territoriale, corsi e iniziative sportive e musicali.

Il settore internazionale nasce come servizio rivolto ai contesti di emergenza educativa in diversi paesi del sud del mondo, invita ad allargare gli orizzonti, a camminare scalzi, a costruire ponti.

Infine il settore lavoro, sviluppatosi a partire dalla progressiva strutturazione dei laboratori interni alle comunità, dall'impegno quotidiano con i suoi ritmi e le sue regole, dalla necessità di tendere con responsabilità verso l'obiettivo della piena autonomia.

Guida di questo cammino è stato don Mazzi, formatore verso l'interno del gruppo e testimone verso l'esterno. Fanno capo direttamente a lui perciò i due filoni trasversali della Formazione e della Comunicazione che Exodus ha sempre considerato non semplici strumenti ma contenuti, elementi essenziali della proposta educativa.

Grande attenzione perciò è stata posta nel corso degli anni agli incontri formativi per educatori, così come ai corsi di formazione proposti in diversi contesti. Allo stesso modo, una particolare importanza è stata attribuita alla testimonianza e comunicazione, con l'utilizzo di tutti i mezzi a disposizione, i giornali, la televisione, la comunicazione telematica.

L'idea di Exodus ha potuto attecchire e svilupparsi grazie alla collaborazione con enti pubblici e privati e grazie anche al sostegno diretto di alcuni amici: molto importante la loro presenza non solo per l'aiuto concreto negli start up di diverse iniziative, per l'apporto della loro preziosa competenza, ma anche per il legame stabile e qualificato che hanno saputo e sanno garantire con le altri componenti della nostra società.

Con il crescere e il consolidarsi delle diverse esperienze si sono trovate via via forme giuridiche diverse per organizzare le risposte all'interno dei differenti settori. In questo modo accanto alla Fondazione Exodus sono nate cooperative, consorzi, associazioni.