Ho inseguito don Antonio per anni, decifrando le sue tracce in televisione, sul web, nelle riviste.
Mi affascinava la storia di questo prete “fuori schema”, vero e soprattutto umano. Uno senza fronzoli che usa la parola come un bisturi e la voce come un maglio. Scomodo e controcorrente come tutti i profeti che tormentano le coscienze assonnate e si fanno portavoce di un Dio che si schiera con gli ultimi, i dropout, i “nessuno”. Ogni sua frase ha la forza di… “mazzata” sulla testa, la dolcezza di una carezza, la passione di chi cerca la giustizia e la verità. Non sapevo che anche lui, inconsciamente, cercava me. Uno che, come don Antonio, scrivesse e lavorasse per aprire gli occhi ai ragazzi prima di cadere, ingenui “fratelli” di Pinocchio, nella rete dei tanti Gatto & la Volpe che li intercettano per incantarli con false illusioni.
Ci siamo finalmente incontrati e abbiamo trovato il feeeling giusto nel nome del comune amico e maestro don Bosco, l’inventore della “prevenzione educativa”, un prete che ha consumato la sua vita per strappare i ragazzi dalla strada, dal “giro”, dalla disperazione. Proprio come sta facendo don Antonio, uno di quei tipi che se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. Come la Nutella, come la mamma.
Per il bene dei giovani del mondo.

Valerio Bocci