PER IL PAPA "SERVIRSI DELLE PROSTITUTE EQUIVALE A TORTURARLE". SONO PAROLE TROPPO FORTI?

28/03/2018

Ho l'impressione che Papa Francesco, da qualche settimana, abbia cambiato strategia. Cioè abbia innestato marce da salita. Secondo lui alcuni temi e problemi delicati che ci troviamo davanti quotidianamente sono affrontati, e giustificati, con troppa superficialità.
Parto dal più critico. In una assemblea di giovani, raccontando alcune storie di violenza, ha chiamato "criminali" coloro che abusano delle donne. "La tratta è un crimine contro l'umanità, ma anche servirsi di queste ragazze è criminale. Vorrei che voi giovani lottaste per questo. Il problema è grave, grave, grave!" Tanto grave da essere criminale. Non credo che il Papa riduca il verbo "servirsi" solo alla prostituzione.
Secondo aspetto, non meno pesante: "La disoccupazione giovanile è un peccato sociale. Cosa fa un giovane che non trova lavoro? Si ammala, gli viene la depressione, cade nelle dipendenze, si suicida, fa il ribelle o prende l'aereo e si arruola all'Isis". La società è responsabile di questo.
E poi il Papa torna su un'altra sua preoccupazione: sui preti attaccati ai soldi e preparati male. "Non dimenticate che il diavolo entra nelle tasche". La formazione deve essere completa: spirituale, intellettuale, comunitaria e apostolica. Il compito dei formatori è molto ben definito.
L'ultimo tema lo scrivo perché, anche questa volta, usa parole pesanti. Infine il Papa ha descritto il chiacchiericcio nella comunità cattolica come atto di terrorismo.
L'abbinamento chiacchiericcio e terrorismo sembrerebbe esagerato. Eppure per lui non lo è. Dobbiamo tutti fare una riflessione perché di solito Francesco usa espressioni meno dure, anche riguardo a temi molto più preoccupanti.

Don Antonio Mazzi