CAMBIAMO IN MEGLIO IL CALCIO NON SAN SIRO

13/07/2019

Sono certamente un tifoso anomalo e votato all’Inter non per i cento motivi, che tutti gli interisti pensano.
Sono tifoso dell’Inter, uno perché ai miei tempi l’attaccante veronese Mariolino Corso aveva stregato tutti e anche me. Secondo perché un prete dei ragazzi normali e non, deve per forza amare e praticare lo sport, alla Don Bosco, che non è solo gioco, ma occasione di gioia, presenza di disciplina e di regole, un percorso alternativo alle vie educative e preventive.
Però, tutto questo, secondo gli ultimi eventi, non c’entra niente con il vecchio stadio di San Siro! Qui non si tratta di cose vecchie e di cose nuove, ma della storia di una città. Direte che parlare di storia in un luogo di sport è caricarlo di un valore che non gli si addice. La storia è una cosa seria e diversa. Invece per me, prete di strada, San Siro vale quanto il Duomo e la Scala. Dentro a quello stadio negli anni milioni di persone hanno gioito, cantato, urlato, sono state insieme nei momenti nei quali fuori dallo stadio nasceva il terrorismo, il Parco Lambro con le droghe, la guerra, la Milano disorientata e contemporaneamente la Milano che collegava l’Europa e il mondo più di Roma.
Discorsi inutili. Ormai è deciso tutto. Sarebbe stato meglio se avessimo parlato di un calcio nuovo da riportare dentro i percorsi delle origini, di un modo nuovo di vivere lo sport, di far capire che lo sport non è solo gioco, soldi, goal e curve. Lo stadio è rimasto l’ultimo luogo dentro al quale la gente diventa uguale anche se diversa, felice anche se povera, polifonica sia nelle urla e sia nelle voci. Perché il nipote e il nonno, l’uomo e la donna, il disabile e l’atleta, il poliziotto e il carcerato, il malato e il sano, l’intonato e lo stonato, fanno vibrare il cemento e sanno inventare colori e simboli tra i più efficaci e popolari.
Ricordiamoci che alcuni luoghi non sono solo luoghi, ma sono romanzi, enciclopedie, monumenti felici e simboli più penetranti e potenti dei simboli religiosi. Massimo Moratti non è del mio parere… Ma anch’io non ero del suo parere quando ha venduto l’Inter… Eppure!



di don Antonio Mazzi – Corriere della Sera

 

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