POST-IT PER UN DIBATTITO COSTRUTTIVO A SCUOLA

12/04/2019

Questa settimana mi voglio soffermare su quanto è accaduto nella scuola media Cavallieri di Milano, dove una scritta di insulti alla preside comparsa sul muro della scuola il giorno dopo è stata coperta da uno “striscione” di post-it con frasi di incoraggiamento alla stessa dirigente.
Parto da una riflessione di ordine generale. L’ambiente scolastico si offre a parecchie interpretazioni e al suo interno stanno maturando e manifestandosi situazioni che non possono essere raccontate come normali fatti di vita.
La scuola non è un ambiente qualsiasi ed in essa, tra sottovalutazione e supervalutazione del cosiddetto “problema educativo”, perdurano spesso metodologie e approcci che arrugginiscono alla nascita tante forze interiori e vere potenzialità dei nostri figli.
I nostri nonni definivano “ragazzi indisciplinati” gli adolescenti di allora. Noi, prendendo prestito all’estero, parliamo di “bullismo”. Questa parola accontenta tutti perché contiene di tutto: violenza, droga, piccole bande, pornografia.
Il mondo scolastico è ancora, troppo spesso, impantanato in vecchi sistemi, programmi, profitti, burocrazie, mentre le cronache raccontano solo episodi stupidi, perversi, asociali e, lasciatemi l’aggettivo, barbarici.
Nella scuola media Cavallieri di Milano, invece, è accaduto un fatto che esce da questa trite cornice. Gli allievi hanno allestito un teatrino in due tempi. Primo tempo: una mattina entri a scuola e trovi le pareti tappezzate di insulti giganteschi contro la preside.
Secondo tempo: la mattina dopo le stesse pareti vengono coperte di post-it a colori carichi di elogi ed incoraggiamenti rivolti alla stessa Preside. Un mosaico talmente numeroso da seppellire le diffamazioni e le offese del giorno prima.
L’episodio atipico mi sollecita una riflessione. I ragazzi autori degli insulti e i ragazzi autori dei post-it frequentano la stessa scuola. Siamo tra adolescenti e di certo entrambi i gesti – scrittura delle offese e posizionamento della copertura – sono stati sentiti da alcuni e subiti dagli altri.
Se provassimo a indagare su quali ragazzi siano stati da una parte e quali dall’altra, ne ricaveremmo probabilmente soltanto un carnevale delle bugie. Se, invece, questa vicenda insolita fosse per la scuola l’occasione per aprire un dibattito “costruttivo” al proprio interno, potrebbe venirne fuori uno spunto davvero educativo.


Don Antonio Mazzi