IL FASCINO PERICOLOSO DI CERTE PERSONALITÀ

04/03/2016

Mi fa tanta pena seguire le vicende o meglio le porcherie di Gabriele Defilippi. Farei meglio a non parlarne, ma illudendomi di poter essere utile ai giovani e agli adulti che leggono non solo quanto scrivo io, ma quanto scrivono altri, specialisti nello sprofondare la penna o l’i-pad dentro i letamai quotidiani, butto giù alcune riflessioni molto personali legate soprattutto alla balorda personalità di Gabriele.
Questo idolotto maleodorante che riempie le pagine e inventa, senza un filo di coscienza, le cose più schifose, vorrei smontarlo davanti alle gente comune, a certi ragazzi e ai troppo numerosi adoratori di notizie e di storielle ampiamente illustrate dalle rivisticule ammucchiate nelle salette dei parrucchieri e delle parrucchiere di paese.
La descrizione particolareggiata, fredda, incosciente, nauseabonda al limite del pornografico che Gabriele fa, di quanto è accaduto attorno al pozzo prima che Gloria fosse buttata, solo un morboso, non un normale la può ascoltare senza fremere di rabbia. Parto dalle farabuttagini inventate ante misfatto. Invenzioni di uffici di intermediazione immobiliare in Costa Azzurra, incidenti stradali, tentato suicidio della professoressa, centinaia di mail, telefonate cariche di melensaggini e di equivoci purulenti e spudorati. “Ma non era un mano nella mano come intendete voi…!”.
Tutto questo prima del cerimoniale davanti al pozzo. Spogliata, gli abiti buttati in un cassonetto dell’immondizia a Torino. E poi le accuse tra amanti. “Non sono stato io, ma Roberto”. “Io, Gabriele, sono la vera vittima di tutto questo bailamme. Non capisco quale sia il motivo per cui mi state trattenendo. Sono infastidito. Come vi permettete?”.
La recita sconvolge perfino il Procuratore Ferdinando, fino a dire. “Mi ha profondamente colpito l’indifferenza di Gabriele”. Mi voglio fermare qui. Ho abbastanza esperienza anch’io per capire il Procuratore e altrettanto dolore per capire l’altro, dai profili variegati, dagli amori avvelenati, dai ciuffi e dai travestimenti su misura di macchine decapottabili e di serate fobiche.
La mia paura è soprattutto legata al fascino che queste fogne ambulanti, incipriate “da vomito” e affamate di soldi, godono in un certo mondo giovanile. Non voglio con questo sottovalutare la tragica morte della professoressa, ma le mie righe vogliono arrivare a quelle famiglie, più o meno benestanti e, permettete ai nostri legislatori che, su questioni così delicate pare siano ideologicamente taroccati.

Don Antonio Mazzi