QUEL “PADRE NOSTRO” NEL CARCERE DI OPERA

15/04/2016

Vado spesso nel carcere di Opera per incontrare persone che chiedono di parlarmi. Ho detto anche, più volte, la S. Messa. Ogni volta che celebro la Messa tra quella gente, dentro la mia coscienza esplode una dura battaglia. Come conciliare Dio, Cristo, la sua morte, le beatitudini, il perdono, il Padre Nostro, l’eucarestia e quella gente? Non è forse una presa in giro del Padreterno, proprio da me?
La prima volta ho cominciato a dire la Messa, però al Padre Nostro mi sono fermato. Non ce la facevo a proseguire. Sono sceso dal palchetto e ho lanciato una provocazione. Nei primi banchi c’erano alcuni “amici” del figlio di Totò Riina, cioè di quel Salvo che ha scatenato le polemiche dei giorni scorsi, a seguito della presentazione del libro sulla vita di suo padre, nel programma di Vespa.
Silenzio agghiacciante. Poi incomincio: “Vi chiedo un favore. Dentro la vostra testa avete una fila di nomi che non vi sono piaciuti e altri ancora, che non vi piacciono (verbi euforici). Silenzio! Il silenzio del silenzio! Pochi attimi dopo: “Un piccolo segno di pentimento siete capaci di farmelo capire?”. E, a questo punto, non solo è continuato il silenzio sconcertante dentro la sala, ma anch’io non sapevo più cosa stavo facendo. Stavo perdendo?
“Potete fare un cenno a me e farmi capire che dentro di voi, nonostante tutto, è rimasto ancora un pezzetto di Abele? Solo dopo reciteremo il Padre Nostro”. Io ero tutto occhi, nella speranza di intuire qualcosa. Nel primo banco uno fece una mossa col volto che non vi so spiegare, anche se l’ho chiarissima davanti a me, come fosse accaduta ieri. Poi, nelle file di dietro, altri l’hanno ripetuta. Un attimo dopo abbiamo recitato il Padre Nostro. Non avevo perso!
Quando, a Porta a Porta, ho visto il figlio di Totò Riina, mi sono saltate agli occhi le scene di quel Padre Nostro. Non tocca a me aggiungere polemica a polemica. Il programma di Vespa è stato così sfacciatamente “usato per la bilancia degli ascolti” che ogni commento mi sembra inadeguato.
Non si poteva fare gioco più sporco e sprezzante. Le reazioni di tutte le forze politiche e sociali non sono servite a nulla. Vespa ha fatto gli affari suoi e il potere del Governo, non so in forza di quale principio, non ha avuto il coraggio di bloccarlo. Mandiamo a casa giustamente un Direttore per una parolaccia e permettiamo un programma televisivo incurante e quasi “felice di banalizzare” le indignazioni dell’intera nazione, Presidente compreso.
Però resta il problema. Noi di Exodus abbiamo cinque realtà in Calabria e nelle località più delicate. Abbiamo scelto la via educativa e rieducativa: in Aspromonte, nella Locride, a Reggio, nel Cotronese e a Cosenza, assieme ad altre forze positive e sane esistenti. Perché mai si dice che in Calabria ci sono ancora realtà genuine, giovani, impegnate, sane.
Sono convinto che potremo fare di più se la scuola, le associazioni, gli oratori, le attività giovanili, le università, divenissero la vera punta di diamante della strategie antimafiose e venissero più ascoltate e più aiutate.
Cosa che non ho visto e non vedo. Approfittando di questa maledetta caduta di stile della televisione di Stato, spero finalmente possano arrivare aiuti e segnali forti a favore di queste esperienze, le sole capaci di profondi cambiamenti.

Don Antonio Mazzi