CARO DON ALDO

02/02/2017

Caro don Aldo,
non posso piangere e nemmeno tacere. La nostra strana e trasognata fraternità, ci ha fatto sempre sorridere, litigare e condividere l’unica nostra passione: l’avventura educativa.
Ci sono due mondi, noi siamo l’altro, quello che pianta e coltiva giovinezze, che crede che non c’è divino laddove l’umano si inceppa tra autostrade, dipendenze, vizi, banche, banalità e ipocrisie.
Per noi la vita va in contropelo, non ha età, orari e anni scolastici, ma esperienze, storie, avventure. Tu sei stato il romanziere di te stesso e sei il romanzo per i tuoi. Sei sempre partito prima ancora di partire, perché dentro masticavi realtà e sogno, saggezza e follia, presente e futuro.
Sei riuscito a trasformare San Carlo, cambiando il treno di gomme lungo la strada, correndo anche nei percorsi più rischiosi e in curva. Sei un fuoristrada in strada, che ha segnato e aperto sentieri e tracce educative nuove. Per noi il giovane non è solo natura, ma è soprattutto storia, poema, commedia, tragedia, poesia e profezia.
Con i tuoi straordinari messaggi augurali e le tue urlate lombarde quasi delicate, sei riuscito a far capire che l’educazione è un’arte perché insegna al corpo con quali colori dipingere l’anima.
Questa Italia è diventata grigia perché non si è lasciata affascinare dalla parabola del figliol prodigo, dalle carezze della Maddalena, dal sicomoro di Zaccheo, dal Cantico di Francesco.
Le nostre ultime parole sono state per il tuo San Carlo.
Questo Duomo credo ti darà ascolto e non perderà la ricchezza che hai lasciato, amando a tuo modo le 99 pecore. E io, te lo prometto, continuerò a cercare come da sempre, quella che di tanto in tanto mi chiedevi di riportare all’ovile.
Ciao, don Antonio.

Don Antonio Mazzi