TROPPA CONFUSIONE E IGNORANZA SU UN DRAMMA

27/07/2018

Credo che tutti abbiamo sempre detto di tutto sui Governi perché in Italia non sanno governare. I brontoloni non prendono mai l'assegno di disoccupazione. Questa volta però almeno una cosa i Governi tentano di governare e sono i barconi con tutti i disperati che stanno attraversando il Mediterraneo per venire dalle nostre parti.
Ma poiché nessuno sa chi sono i disperati che vengono, perché vengono, chi sono coloro che li fanno attraversare il mare e dove questi vogliano andare, anche in questo caso è più la confusione che la soluzione.
E, per questa incomprensione, i disperati rimangono sempre più disperati, noi non sappiamo perché siano in mezzo al mare ad aspettare e, per di più, l'Europa intera sta litigando ogni giorno sempre più per sapere dove mandarli e le quote, come fossero fette di salame, da suddividere tra i vari stati.
Ho cominciato così l'articolo per non maledire coloro che fanno di tutto perché la politica serva a farci del male, a complicare le cose e, in Italia, a far cascare come polli allo spiedo sia quelli che di politica ne sanno più degli altri e, soprattutto, quelli che non vogliono rotture di scatole a colori.
Noi, nelle comunità Exodus, soprattutto quelle in Calabria, abbiamo aperto cinque strutture per i minori e sono quelle che ci disturbano di meno rispetto a tutte le altre comunità di disperati italiani che educhiamo e accogliamo da trent'anni.
E noi, che le loro storie in diretta le sentiamo senza intermediazioni giornalistiche e televisive, chiediamo di essere lasciati in pace noi e che vengano lasciati in pace loro e, appena possibile, vengano ricongiunti alle loro famiglie, dovunque esse siano.
Spiego, ancora meglio, come stiamo organizzando le piccole strutture che abbiamo pulito, sistemato e messo a loro disposizione. Voglio precisare, per quelli che la malafede ce l'hanno sempre pronta e fresca di giornata, che le cinque piccole comunità di cui parlo le ho viste la settimana scorsa.
Insegniamo la lingua italiana, li aiutiamo a recuperare quel poco di scuola che hanno fatto nei loro paesi ma, soprattutto, ascoltiamo i loro "dolori" e le loro paure, curiamo la loro salute e tentiamo, con fatica, di far capire che in Italia ci sono anche persone che li amano e che fanno di tutto perché nel loro mondo e nel nostro, torni un po' di pace.
Vi debbo dire che, tornando dalla Calabria, e sentendo sull'aereo i discorsi che facevano i viaggiatori, la tristezza ha distrutto quel po' di speranza che loro, gli invasori, mi avevano elargito.


Don Antonio Mazzi