ADOLESCENTI E SESSUALITA’, L’EDUCAZIONE TOCCA A NOI

08/02/2019

La sua passione per l’educazione porta il nostro Papa ad affrontare problemi che dovrebbero essere normalmente dibattuti e discussi in ogni scuola di ordine e grado, però con docenti preparati e maturi.
Questa volta il tema è il corpo e il sesso, doni divini. Bastano queste due ultime parole per inquadrare, pedagogicamente e pastoralmente, l’avventura umana nella sua completezza, chiarendola già nei primi momenti della sua presenza.
Con il suo solito linguaggio chiaro, senza fronzoli, sostanziale, dice tutto in poche righe: “Il sesso non è un mostro, serve educazione nelle scuole. Il sesso è dono di Dio, che alcuni lo sfruttino per guadagnare soldi o per abusare delle persone è un altro discorso”.
Un attimo dopo, però, avverte che questi problemi fondamentali vanno presentati, spiegati oggettivamente. Se inizi dando un’educazione sessuale piena di colonizzazione ideologica, distruggi la persona, soprattutto quando chi ci ascolta è giovane, adolescente, ragazzo.
Poi, come fa sempre, torna al luogo più adatto e più vero, la famiglia. “L’ideale è iniziare a casa, con i genitori, ma non sempre è possibile”. Perciò il Papa vede la scuola come luogo di supplenza. necessaria per evitare che il vuoto e l’equivoco occupino il posto del bello, del vero e del buono.
Da educatore di lungo corso penso che questo tema debba avere un posto centrale, anche nella chiesa e nello sport. Lo sviluppo velocissimo del corpo dei nostri figli non può venire delegato a strutture, a centri o a specialisti che stanno moltiplicandosi scriteriatamente. Il genitore sensibile, attento, dialogante vale più di qualsiasi specialista, a meno che si tratti di situazioni patologiche. Anche il docente, quasi sempre anche lui genitore, nei momenti delicati, con l’occhio esperto e il cuore grande almeno quanto il cervello, può e deve intuire.
Se poi alcune persone preparate potessero discutere e vivere qualche ora al mese con gli allievi (a me, in questo periodo, interessano in modo particolare i ragazzi delle medie) vedremmo meno tragedie e potremmo parlare meno di Rogoredo e più di amicizie, passioni, interessi, avventure internazionali.


Don Antonio Mazzi