SCUOLA VENTURA: LA NUOVA SCUOLA (?)

04/03/2019

Ecco, forse, la “nuova scuola”. Non si presenta come una circolare scritta sulle carte bollate ma piuttosto come un tentativo, o meglio come tanti tentativi, in tanti territori italiani. D’altra parte anche la scoperta dell’America è avvenuta per un tentativo, peraltro sbagliato nelle sue premesse teoriche.

  1. La nuova scuola dunque sta nascendo non da una Riforma promossa dal Centro, ma dalle periferie, luoghi ancora troppo spesso tenuti in disparte e vittime di stereotipi del passato. Noi vediamo muovere i primi passi proprio nelle periferie di Milano a Quarto Oggiaro, ma anche a Torino, a Napoli, a Trento…
  2. È una scuola che mette insieme, con il massimo rispetto, le competenze degli insegnanti e quelle degli educatori. L’approccio della didattica e quello dell'attenzione alla relazione. La sensibilità e gli obiettivi di Veronica, che insegna lettere con le capacità di ascolto di Francesca, educatrice di Exodus. Non lascia indietro nessuno. Senza ideologismi però, preferendo piuttosto le diverse modulazioni di proposte: laddove è necessario sono molto individualizzate, dove si presentano le condizioni, sono fondate sulle dinamiche dei gruppi. Quando Marco proprio non riesce a stare in classe, per diverse e fondate ragioni, allora si studiano insieme soluzioni ad hoc.
  3. Non è chiusa all’interno di un edificio. Gli apprendimenti che preparano alla vita non stanno costretti entro quattro mura, si trovano in ambienti diversi, concreti e virtuali, in una logica di apertura al territorio e alla complessità che ci circonda.
  4. È basata sulle esperienze: sul ben dosato e difficile equilibrio di conoscenze e competenze, che posso (i ragazzi possono) sperimentare, qui a Milano, nei laboratori di “Makers Hub” alla Bovisa, oppure nel laboratorio di un artigiano, o ancora visitando le cucine di un ristorante.
  5. Vede come veri, no, qui è meglio scrivere tutto maiuscolo, VERI PROTAGONISTI gli studenti. La scuola non è l’edificio della scuola, anche se una base (fisica) sicura è necessaria. La scuola non è il personale della scuola. Scuola sono i ragazzi che crescono, che imparano a pensare e che si preparano alla vita.
  6. Valuta i percorsi, non misura solo i livelli. Se c’è Alice che parte da 1 e Mohamed da 8: valuterà con un giudizio migliore Alice che con fatica arriva a 4 piuttosto che Mohamed che si accontenta di 7. Come ha detto Einstein, tutti possono manifestare le loro genialità ma “se si giudica un pesce dalla sua capacità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido.”
  7. Non è un modello che funziona allo stesso modo da tutte le parti (naturalmente). La nuova scuola non potrà essere l’applicazione di schemi fissi, di moduli, non è la fotocopia di programmi ministeriali. Rispetta le diversità, tutte le diversità e specificità, quelle dei ragazzi e quelle dei territori. Le differenze all’interno della 3aC del Polo di Quarto Oggiaro così come le caratteristiche specifiche della 3aA di Bastia Umbra o di Caltanissetta

8, 9, 10) Funziona solo con la collaborazione di una squadra di adulti appassionati. E qui, in fondo, sta il vero trucco della nuova scuola. Sta nella riattivazione quotidiana della passione per i ragazzi, maturata insieme, affrontando le mille difficoltà di cui sono piene le storie degli adolescenti e delle loro famiglie.
La scuola nuova che sta arrivando e che noi abbiamo chiamato, appunto, “Scuola Ventura”, funziona e funzionerà ancora grazie alla dedizione di tutto il gruppo insegnanti, dirigenti, educatori, collaboratori… professionisti. Uomini e donne appassionati.
Non è una legge a fare la nuova scuola. Sono e saranno sempre le persone.

Franco Taverna