Era una sera d’inizio estate, una sera tranquilla, mio figlio Marco aveva quel giorno sostenuto gli esami orali della temuta maturità, era felice di aver finalmente finito la scuola ed era uscito a festeggiare con gli “amici”.
Io, mio marito ed il nostro figlio minore eravamo rimasti in casa a guardare la televisione; terminato il programma, eravamo andati a dormire. Alle 23 suona il citofono e davanti alla porta di casa compare mio figlio accompagnato da tre carabinieri… Entrano per controllare la stanza di Marco. Non trovando nulla, ci comunicano che avrebbero “trattenuto il ragazzo in caserma fino al momento del processo, che ci sarebbe tenuto per direttissima l’indomani” (lo avevano fermato per detenzione di hashish).
Non auguro a nessuno di passare quei momenti. È come se ci avessero spinti giù dal balcone del sesto piano in cui abitiamo.
Sconvolti, non riuscivamo a credere a cosa stesse avvenendo nella nostra famiglia… già, proprio a noi… “perché tutto questo? Cosa avevamo fatto di male? Cosa non aveva funzionato nel nostro modo di educare?”
Eppure, come genitori, avevamo cercato di fare del nostro meglio, avevamo sempre seguito i nostri figli, eravamo sempre stati attenti alle loro esigenze, li avevamo aiutati nei momenti di difficoltà… eppure qualcosa non aveva funzionato.
Forse i nostri occhi avevano bisogno di occhiali diversi. Occhiali che ci avrebbero permesso di vedere quella “crepa” che si stava formando all’interno del nostro modo di essere genitori: ovvero la voglia di Marco di ribellarsi ai nostri insegnamenti e di trasgredire le regole che gli avevamo dato…
Quella sera non so se maledirla o ringraziarla per averci aperto gli occhi e per averci costretto a crescere!
Penso che ci vorrà ancora del tempo per smaltire la rabbia e la paura. Ma oggi, dopo due anni di lavoro intrapreso insieme ad Exodus e ad altri genitori, abbiamo capito che il nostro continuo preoccuparci non ha fatto altro che soffocare Marco.
Abbiamo imparato a non sostituirci ai nostri figli, a darci del tempo per ascoltarli e capire chi sono.
Oggi Marco lavora, da un anno ha smesso di usare canne e… speriamo che quella sera rimanga un ricordo!
Chiara