Un padre racconta una settimana con i ragazzi

18/03/2016

Tutto è cominciato con una domanda: “perché non dare una mano a modo mio? Mi piacerebbe trascorrere qualche giorno in comunità con mio figlio e gli altri ragazzi”. Così, ho deciso di parlarne agli educatori e alla psicologa di sede e alla fine, la proposta è passata. Fino a dieci giorni prima della partenza tutto è trascorso normalmente. Poi, ansia. La notte è stata invasa da dubbi e paure rendendomi le notti insonni: “sarà la cosa giusta? Mio figlio come la vivrà? Sarò all’altezza delle aspettative di luca e dei ragazzi? Sarò in grado di sopportare tutto?”.
Con tutto il mio bagaglio di ansie e paure sono partito. Arrivato in comunità i ragazzi mi hanno accolto con molta felicità e con sguardi incuriositi dal borsone pieno di vestiti e dal materiale che si intravedeva nel baule della macchina.
Dopo aver scaricato la macchina alcuni ragazzi mi hanno coinvolto in una partita a carte fino all’ora di cena. La mia prima notte in comunità è stata ricca di pensieri riguardanti la giornata trascorsa e i giorni da passare coi ragazzi. Mi sono svegliato alle 6.30 del lunedì, sono sceso in cucina e, con grande sbalordimento, ho visto due ragazzi che preparavano la colazione. Dopo di che, come usuale, due ragazzi hanno letto una pagina del proprio “diario”. Quando ho sentito il loro racconto mi è venuta la pelle d’oca e un nodo in gola ce l’ho ancora adesso, quando ci penso mi fa rabbrividire.
Alle 8.30 è iniziata la giornata lavorativa con l’educatore che ha distribuito le varie mansioni da svolgere: chi ad occuparsi degli animali, chi a fare le pulizie, chi all’orto… e questo, fine alla pausa pranzo. Poi dopo pranzo e qualche partita a carte hanno ripreso l’attività.
Devo dire che le emozioni in questa settimana sono state veramente tante, ma soprattutto sono Felice di aver “restaurato” il rapporto con mio figlio Luca. Anche se non siamo stati molto insieme nello stesso posto, quel poco tempo è stato bellissimo. Così, tra i racconti dei ragazzi, il lavoro e tutto il resto è passata una settimana e sinceramente è volata come il vento.
In questo tempo sono sicuro di aver insegnato qualcosa ai ragazzi e nello stesso tempo loro a me. Ho provato emozioni molto forti e ho ritrovato la fiducia in me stesso e molte cose che pensavo di aver mai perso, come giocare a carte, parlare con tutti, ridere e scherzare, apprezzare il pasto… ho condiviso la vita comunitaria. Tutto questo lo porterò per sempre nel mio cure. Sono sicuro che Luca e tutti i ragazzi riusciranno ad uscire dal loro incubo.
Avrei voluto passare più tempo con lui e con loro, ma il mio lavoro non mi ha consentito di potermi fermare di più, spero ci saranno altre occasioni. Sono molto orgoglioso di come sta andando il percorso di Luca e sono sicuro che con l’aiuto di tutto gli educatori riuscirà ad uscirne bene.
Anche io l’ultimo giorno di comunità ho scritto il diario e l’emozione era talmente forte che quasi non riuscivo a leggere quello che avevo scritto, ma con Luca vicino a me e i ragazzi che mi incoraggiavano sono riuscito a leggerlo.
Dentro di me qualcosa è cambiato, parlo di emozioni… e questa mia esperienza la porterò per sempre nel mio cuore finché avrò respiro..
Grazie ancora a tutti!

Enrico