ANCHE IO RIDO SE GUARDO IL TEMPO

09/12/2016

È quasi inutile scrivere quanto mi sia commosso in occasione del mio ottantasettesimo compleanno. Se mi volto indietro vedo tanta strada percorsa, la fanciullezza, mia madre, il seminario, lo studio, il sacerdozio nei Servi della Divina Provvidenza dell’Opera don Calabria, gli studi di musica e psicoanalisi, i mille viaggi intorno al mondo e soprattutto il Parco Lambro, con il suo formicaio di disperati che negli anni ’80 percorreva quei prati e quella collina in preda alla disperazione della droga, e la Comunità Exodus. Se penso fin dove siamo arrivati, con comunità fino in Madagascar, non mi sembra vero.
Quanta strada, quanto dolore da consolare, quanti sogni, quanti incontri. Questi anni formidabili li ho festeggiati con la mie comunità: musica, salti, balli, canti e soprattutto sorrisi, tanti sorrisi. Quei festeggiamenti mi accompagnano ancora nei miei pensieri come in un film.
Dietro queste breve sequenze, intense e vere, vorrei ci fosse tutta la vostra vita di oggi, di chi mi ha festeggiato e di chi legge queste righe, oggi domani e sempre. Passare dalla musica alla vita quotidiana significa camminare e soprattutto saltare quei muri che strane vicende ci hanno obbligato a costruire, muri fisici e mentali, muri di parole e muri di scelte sbagliate, di compagnie da non frequentare, e alla fine riscoprire il bello che c’è dentro di noi in qualche angolo del nostro animo. Cercate sempre, quell’angolo si trova, lo abbiamo tutti, non svanisce mai.
Solo così sarà possibile alzare le vele e ripartire per nuovi lidi. Non c’è mare che non possa essere solcato e non c’è montagna che non possa essere scalata: lo dico dall’alto dei miei 87 anni. Nelle mie notti spesso insonni ho letto un frase che vorrei fosse mia e che fosse anche vostra.
È tratta da una poesia attribuita al giovane Luigi Pirandello, ma che in realtà sarebbe dello scrittore e poeta calabrese Antonino Massimo Rigolo: “E l’amore guardò il tempo e rise, perché sapeva di non averne bisogno. Finse di morire per un giorno e di rifiorire alla sera, senza leggi da rispettare. Si addormentò in un angolo del cuore per un tempo che non esisteva. Fuggì senza allontanarsi, ritornò senza essere partito, il tempo moriva e lui restava”.
Ecco, questo è lo stato d’animo che mi prende quando penso che tanto tempo della mia vita è passato. Penso che il mio angolo del cuore rimane senza età e mi permette di rimanere eternamente giovane. E vorrei che tutti, nei momenti di sconforto, quando sentono il peso del tempo, ritrovassero quell’angolo di infinito.

Don Antonio Mazzi