Mi pare di aver cambiato mestiere. Fino a ieri il mio mestiere (lasciatemi passare la parola) era quello di convincere me stesso e il mondo intero che non esistessero bicchieri vuoti ma, per male che fosse andato (il mondo) i bicchieri sarebbero risultati sempre almeno mezzi pieni o, se volete, mezzi vuoti.
E la mia fatica era quella di provarlo e, in un modo o nell’altro, trovavo la soluzione. Cioè era vero. Anche nelle situazioni più disastrose qualcosa si salvava. Tanto che ho fatto mia la frase: nessuno è irrecuperabile e niente è impossibile. Invece adesso, con mio sommo dispiacere, vi debbo dire che i “mezzi vuoti” non solo sono vuoti interi ma anche tragici, preoccupanti e in forte aumento.
Esaurito il preambolo vi espongo la mia tristezza e la mia sconfitta. Anche in questo numero della rivista debbo “dare dei numeri brutti, tanto brutti”. Eccoli. La prima ricerca in Campania sugli abusi intrafamiliari sui minori ha rivelato risultati sconvolgenti sarebbero oltre 200 i casi stimati di violenze intrafamiliari subite dai minori. E l’80% di queste bestialità verrebbero consumate su bambini tra i 6 e i 10 anni.
Il rapporto ha interessato 45 comuni e 31 ambiti territoriali. Cosa poco simpatica: pare che le parrocchie non abbiano collaborato, giustificando la non collaborazione con una frase mediocre in tutti i sensi: “Essendo dati sensibili i parroci non possono comunque divulgarli”. Mi chiedo, da ignorante, i dati dei Comuni non erano sensibili pure quelli?
E, per toccare il fondo e vergognarci di essere definiti “esseri ragionevoli composti di anima e di corpo”, la ricerca rileva intere zone nella quali l’abuso sessuale, l’incesto, è elevato a normalità. Cosa dobbiamo dirci? Piangere? Urlare di rabbia? Domandarci come sia possibile che in una nazione, definita cristiana, civile, democratica, avvengano cose così animalesche?
Non credo che siano sufficienti le domande e i pianti. Noi dobbiamo fare qualcosa. Ma cosa? Certamente formulare e creare delle modalità preventive molto partecipate e diffuse scientificamente nei luoghi più a rischio.
Creare una adeguata offerta di servizi, unita alla predisposizione di sensori efficaci in grado di cogliere i segnali di allarme. Prima ancora, credo, sia necessario far crescere una cultura del rispetto dei bambini con un forte contributo di politici, preti, insegnanti, animatori, allenatori, oratori e tutte le altre figure che possono venire a contatto con le famiglie.
Urge tornare a lavorare in modo intelligente sul territorio. Ci siamo, un po’ tutti, chiusi nei nostri uffici, in attesa della tragedia. E dopo riempiamo i giornali! Tutto qui?
Don Antonio Mazzi