Ecco una dolce favola che vale la pena di raccontarci, contro miliardi di porcherie e indecenze. Un ragazzo autistico, nel Devon, nel giorno del suo quindicesimo compleanno, ha ricevuto più lettere di auguri della Regina Elisabetta.
Bello, così bello da farti balenare l’idea che anche Facebook potrebbe trasformarsi da luogo e mezzo di volgarità inammissibili, a volano di solidarietà, di bontà e di gioia. Pongo il quesito, incapace di dare mezze risposte. O meglio, preferendo la scelta negativa.
Ollie, quindicenne senza amici all’appello di aiuto su Facebook che si è inventato, con l’aiuto della mamma Karen, inviandosi due lettere di auguri, in poco meno di un giorno ha ricevuto più di 10.000 “mi piace”, una valanga di condivisioni e oltre 20 mila lettere di auguri spedite a casa sua da tutto il mondo.
A questo punto, nella mia testa, ballano domande che rovinano tutto. Questo benedetto-maledetto Facebook, come potrebbe trasformarsi in qualcosa di più serio, costante, disinteressato, autentico?
Dietro ai milioni di messaggi, chi ci guadagna? Quale mondo si nasconde? I ragazzi e le persone che hanno mandato ad Ollie “Mi raccomando, apri tutti gli auguri”, qualche minuto dopo come hanno usato lo stesso mezzo?
Perché queste invenzioni stupende, in pochi secondi, sanno trasformare i messaggi più simpatici in trappole indecenti e schifose? Questi strumenti maledetti in mano alla gente diventano buoni o cattivi, ma all’origine dove sono stati elaborati e inventati, il bene e il male sono stati scavalcati.
Senza che ce ne accorgiamo ci distruggiamo gradualmente come uomini coscienti, onesti, leali, coerenti, per divenire strumenti e giochi in mano a giocolieri farabutti e carnefici. Abbiamo trasformato in galere le camerette dei nostri figli e in armi malefiche le scoperte tecnologiche più simpatiche degli ultimi tempi.
Non voglio finire così. è straordinario che si faccia festa attorno a Ollie, che si trova nella condizione di molti altri ragazzi che soffrono di una grave forma di autismo (1 su 100 nel Regno Unito) e a sua mamma Karen. Non solo perché per un giorno ha catturato il cuore del mondo, ma perché ha battuto addirittura il portalettere di sua Maestà la Regina.
Don Antonio Mazzi