Il Papa, questa volta, ha scelto cinque parole da lanciare ai giovani che andranno a Cracovia e che vedranno il Papa in tram (o sui mezzi pubblici) in mezzo a loro. E, nota particolare, queste cinque parole saranno illuminate, capite e inquadrate dentro la santità di Madre Teresa.
Di quella Madre Teresa che ha detto e vissuto l’esperienza dei poveri e che sarà dichiarata santa il prossimo 4 settembre. “I poveri sono i non amati e i non voluti. Saranno giudicati dall’amore e il povero è Gesù”.
Ecco le cinque parole: preghiera, carità, misericordia, famiglia, giovani. Mi soffermo sulla parola “giovani”. Il Papa da sempre, ma secondo me, negli ultimi tempi non so se anche lui preoccupato o se, colto dallo Spirito Santo, a causa di questa guerra a puntate, va ripetendo sempre di più, ogni volta che incontra i giovani, la parola: coraggio.
Già altri papi l’hanno detta e ripetuta questa frase, in modo particolare l’inventore della gmg, Giovanni Paolo II, ma come la spinge e la pronuncia questo Papa, con la sua particolare espressione e tonalità, non credo l’abbia pronunciata nessuno.
Anch’io che lo seguo particolarmente, è il mio faro e talvolta sembra che mi rubi le parole di bocca, quando arriva ai giovani e al coraggio, mi lascia incantato. è il binomio che va sottolineato: coraggio e giovani.
Questa volta prende spunto da Madre Teresa: “A voi giovani dico siate coraggiosi come Madre Teresa”. E nella prefazione che lui stesso ha fatto alla vita e anticipata dal Corriere della Sera del 22 luglio u.s., quando arriva alla parola giovani si scatena, pare che il futuro sia tutto lì.
“A tutti voi chiedo, ora, di comprendere la speranza, di non farvi rubare il futuro che è nelle vostre mani. Rimanete nel Signore e amate come Dio vi ama. Siate costruttori di ponti per spezzare la logica della divisione, del rifiuto, della paura gli uni degli altri, mettetevi al servizio dei poveri, affrontate con coraggio la vita, che è dono di Dio. Volate alto”.
Sono felice per queste potenti espressioni, ma sono ancora più felice perché 55 giovani del gruppo “Educatori Senza Frontiere”, nato dentro Exodus, sono già nei paesi più poveri, perché non contenti di parole, di settimane liturgiche, di inviti lasciati sempre a metà.
Io li saluto: in Etiopia, Madagascar, Honduras, Angola, Brasile, Ruanda. E anch’io finisco come il Papa: “Volate alto!”. Tutti dobbiamo sapere che c’è un tempo per camminare, un tempo per fermarsi, un tempo per donare noi stessi agli altri. E per questo ultimo tempo bisogna volare alto.
Don Antonio Mazzi