Sputare sul Cristo Crocifisso spero sia un’azione esibizionista fatta da chi ha poco cervello, o meglio poco cuore. Perché diversamente farei fatica a trovare altre motivazioni, se non la voglia sempre più preoccupante di provocare. Attaccare i cristiani, sta diventando una moda non più un’eccezione, che fa dubitare esserci dietro strategie autonome molto dolorose. Gli ultimi casi delle quattro donne velate, entrate nella chiesa di San Zulian, a pochi metri dalla Basilica di San Marco a Venezia e, dei due giovani che hanno profanato la particola, sputandola per terra, dopo aver fatto la comunione, confermano i nuovi dubbi. Se posso aggiungere qualcosa di più strafottente, i due, alla reazione del sagrestano hanno risposto deridendo lo spirito misericordioso e fortemente fraterno di Papa Francesco: “Possiamo; il Papa ci ha dato il permesso”. Trasformare l’accoglienza in occasione di presa in giro, è un’azione vigliacca.
Spero tanto che la nostra fede e la grande personalità del Papa non vengano usate per aumentare la confusione, il malessere e la paura. Il Papa a questi gesti risponde da qualche tempo, usando una parola che preoccupa, la parola è guerra totale, non di religione, ma guerra. I morti, le azioni sacrileghe, le interpretazioni mal usate e le continue azioni sconclusionate, individuali e di gruppo, ben finalizzate anche se mal articolate, non devono lasciarci indifferenti.
Reazioni dignitose, chiare, moderate devono essere dette e fatte. E se non vogliamo scomodare la fede, c’è da scomodare almeno l’educazione, la dignità, la cultura e il rispetto dei luoghi che ognuno di noi può frequentare per motivi ben più nobili e civili. Lasciare aperta una chiesa a tutti, evitando guardie e militari, è una grande testimonianza che non deve trasformarsi in gesti sacrileghi.
Non credo che Papa Francesco parlando di fraternità, misericordia, volesse arrivare a giustificare azioni di questo “schifo”. E la nostra condotta cristiana e fraterna deve partire da una fede più convinta, profonda, radicata, manifestata. Purtroppo non ci dobbiamo spaventare, anche se da più parti, si va dicendo che “la guerra”, non sarà breve, ma anzi, sarà sempre più delicata, elaborata in mille forme diverse, impensate e insensate, drammatiche, assurde fatte da singoli e da gruppi, barbaramente coperti da sigle che non hanno niente a che fare con il Dio nostro e l’Allah loro.
Don Antonio Mazzi