Il Papa incontrando, la scorsa settimana, i 500 ragazzi giunti dalla Calabria con il “Treno dei bambini” ha mostrato il giubbotto salvagente di una bimba morta in mare e che, nonostante l’impegno di un volontario, ora “è lassù in cielo e ci guarda”.
Quello che sta accadendo attorno a noi è frutto di ignoranza. Non voglio titolarlo come cattiveria o ideologia, mi accontento di parlare di ignoranza. Perché l’ignoranza banalizza, criminalizza, ironizza e rende parte della nostra società nauseante, più ancora della cattiveria.
A cosa serve una democrazia, a cosa serve una ricchezza di cose utili ed inutili, a cosa domani servirà la laurea dei nostri figli e il lavoro dei nostri nipoti se, accanto e attorno a loro, i figli e i nipoti di genitori e nonni, titolari degli stessi diritti, verranno etichettati dentro l’ignominia dell’esclusione, della non cittadinanza, causa il colore della pelle? Può la carta geografica segnare i confini della civiltà?
Il Papa ai 500 bambini ha detto, con le lacrime agli occhi: “Non voglio rattristarvi ma voi siete coraggiosi e conoscete la verità”. Il Papa dice ai bambini questa frase, pesante come una frana, stigmatizzando noi popolo degli adulti, definendoci indirettamente ignavi e ipocriti. “Voi bambini, conoscete la verità!”, perché capite quello che i vostri padri non vogliono capire.
Gli uomini e le donne dei barconi non sono un pericolo ma sono in pericolo. Scambiare la gente che sta male, muore, fugge dalla barbarie come gente incivile e pericolosa, e definire la gente che alza mura, abbatte ponti, moltiplica barriere come gente civile che si difende e che protegge la propria nazione e la propria storia, credo sia una modalità ignobile.
Il Papa l’ha detto in tutti i modi e l’ha declinato da tutti i pulpiti. Alla fine si è rivolto ai 500 profughi bambini. Non credo che tutti abbiano dato il giusto peso a quelle due parole. Spero che facciamo presto a capirle e a dare loro la dimensione che meritano.
“Ma voi bambini siete coraggiosi e conoscete la verità. Sono in pericolo: tanti ragazzi, bambini, bambine, uomini e donne. Pensiamo a questa bambina senza nome. Ognuno di noi le dia il nome che vuole”. Ripeto! Sono in pericolo e non un pericolo.
Il giubbotto era là tra le mani del Papa e completava quello che il Papa non aveva detto. Bastavano il colore e le lacrime del volontario: “Non ce l’ho fatta. C’era una bambina tra le onde, ma non ce l’ho fatta”.
Don Antonio Mazzi