Vittorino Andreoli nel suo ultimo libro “LA GIOIA DI VIVERE” ha un capitolo che può aiutarci a calare il concetto MISERICORDIA dentro le vicende del MONDO, concepite a 360 gradi. Il termine su cui lo psichiatra lavora e riflette parte da lontano, per poi arrivare dove noi vorremmo.
Trattasi di UMANESIMO DELLA GIOIA. “Il termine UMANESIMO mi piace molto perché non solo ricorda un periodo di grande splendore della storia del nostro paese, ma perché è tutto centrato sull’UOMO”. E io amo l’UOMO paradossalmente proprio per averlo visto rotto, sofferente, impazzito, assassino, suicida, drogato, ladro, alcolizzato, terrorista, pedofilo.
Spesse volte nell’uomo dei casi estremi, impossibili, assurdi, ho scoperto la sua straordinaria capacità di cambiamento, con evidenti segni di risurrezione. L’uomo dell’errore, della violenza, può diventare l’uomo della creatività e della pace?
E poiché il “bonum est diffusivum sui”, quest’uomo risorto creerà risurrezioni e il suo ego da selvaggio ed egoistico diventerà un NOI solidale? È possibile, oggi, con il mondo sbandato e disorientato, sognare una metamorfosi, cioè un passaggio dalla violenza, dalla guerra, dall’egoismo pagano alla gioia? Solo se partirà dal basso, dai bisogni quotidiani.
Il potere ha sempre diviso. Se fossimo persone dotate di logica, quando abbiamo inventato la democrazia, avremmo dovuto capire che iniziava una progressiva avventura contenente legalità, socialità, parità, pace e gioia.
Invece abbiamo inventato una formula politica vuota dei contenuti eguaglianza, ma gonfia di parole e di formule simildemocratiche. Ora, comunque, per non avere solo il coraggio di continuare a scimmiottare, non solo dobbiamo far riemergere i veri piloni della democrazia, ma dovremmo capire se oltre i concetti già espressi, l’UMANESIMO della gioia, possa venire arricchito da una più autentica parità di diritti e di doveri, forti della parola MISERICORDIA, trasformata in atteggiamento, scelta, attenzione ai meno fortunati o, come dice il Papa Francesco, agli “scarti della scoietà”.
Perché, mentre il primo concetto, esercitato o no, rimane laico, il secondo volere o no emerge da una visione religiosa della vita. Sono, allora, solo due rette parallele, molto vicine, ma che non si incontreranno mai proprio allo scopo di evitare uno scontro, oppure qualche scambio utile, se non addirittura necessario, va inventato?
Il Papa Francesco, parlando in questi ultimi giorni di carceri e di criminalità, dice con una straordinaria chiarezza “laica”: “Anche il criminale mantiene l’inviolabile diritto alla vita. Propongo di compiere un gesto coraggioso ed esemplare perché nessuna condanna a morte venga eseguita in questo Anno Santo della Misericordia”.
Siamo allo scambio previsto di binario per nuove direzioni o ad uno scontro? Inoltre il Papa continua: “Le società moderne hanno la possibilità di reprimere efficacemente il crimine, senza togliere definitivamente a colui che lo ha commesso, la possibilità di redimersi”.
Se è vero, come dice Enzo Bianchi, che il vangelo è una storia nella quale si parla e si testimonia quanto l’uomo debba essere più uomo, per far sì che gli ultimi non siano più gli ultimi e il figliol prodigo valga quanto il figlio giusto, l’intreccio fra vita quotidiana, democratica, familiare, sociale e misericordia si fanno molto vicine, portandosi un aiuto scambievole e reciproco, carico di una filosofia pedagogica che non solo non invade lo stretto territorio lasciato dalle due parallele, ma forse lo pulisce dalle erbacce e dalle gramigne di una falsa democrazia. Se fosse così i metodi, gli atteggiamenti, i sentimenti, i regolamenti dovrebbero essere serenamente rivisti e ripuliti.
La nostra società è fondata su tre principi, a causa dei quali sia la legalità che la misericordia vengono terribilmente indeboliti. E sono: il potere, il denaro e la politica che da servizio si è trasformata in ideologia.
Per ridurre il potere del potere, il potere del denaro e il potere della falsità politica, smontando quel troppo di spirituale che c’è nel concetto di misericordia e immergendolo nella quotidianità più genuina e laica, forse ci potremmo trovare davanti, a nostra insaputa e con il minimo dei costi, quella SPERANZA, senza la quale nessuna democrazia, nessuna politica, nessuna fede potrebbe avere SUCCESSO e UMANESIMO dotato di CIVILTA’, di SOLIDARIETA’ e di BENESSERE.
Per finire vorrei che tutti ricordassimo il quadro di Rembrandt, con il famoso PADRE che abbraccia il figlio con le due mani: quella maschile e quella femminile. È stato un protestante artista negli anni 1666/1669 ad anticipare, attraverso l’arte, l’anno santo della misericordia di Papa Francesco, mentre i cattolici di allora si preoccupavano che il loro Dio fosse “GIUSTO e VERO”.
Don Antonio Mazzi