Ancora questa volta il Papa ha scatenato la solita “buferetta” che, settimanalmente, segue le sue riflessioni pastorali. Ci tengo a premettere che questo Papa non fa il teologo, anche se ne ha tutti i diritti e tutte le dovute preparazioni.
Francesco è un pastore e per un pastore arriva prima la persona, la storia, la vita della gente e dopo le regole, le norme, le leggi con le quali riflettere. Quanto ha detto Papa Francesco riguardo ai rapporti di amore e al matrimonio, a chi fa il pastore come faccio io, non meraviglia e, tanto meno, lo fa saltare sulle sedie.
Anzi, da sempre diciamo e viviamo queste situazioni e da sempre siamo spaventati da cerimonie matrimoniali che non hanno niente di profondamente vero e sacro. Spesso sono sfilate di moda, altre volte sono abitudini secolari che, per ragioni più o meno di buon nome strapaesano, si compiono.
L’amore è tra le cose più misconosciute in questi tempi. è diventato, anche l’amore, più un cartone animato che una radicale e travolgente scelta di vita. Mettere insieme due egoismi non è l’obiettivo del matrimonio, ma il contrario.
Perciò quanto dice il Papa fa parte di un modo diverso di preparare e di far capire dove sta la radice del volersi bene. Convivere non è certamente un verbo molto usato dalla catechesi europea.
L’uomo che viene dalla “fine del mondo” questo verbo l’ha capito, usato, finalizzato allo scopo di far arrivare all’altare sapendo chi siamo e come sia possibile superare le difficoltà, i limiti, le diversità tra persone che, nonostante tutto, vogliono offrirsi l’uno all’altro non per possedersi o per rendersi la vita più comoda e sessualmente più legittimata.
Questa società, scusate l’assurdità, è capace di tutto tranne che di amare, condividere, accogliere la diversità, capire che essere soggetti e non oggetti, non è una fatica semplice, sia civilmente che religiosamente, soprattutto quando riguarda il matrimonio. Il Papa ha portato esempi. Ma io, noi, e chi vive fra la gente, ne avrebbe ben altri di ben più sconvolgente e preoccupanti.
Non so se la chiacchierata pastorale fatta da Papa Francesco potrà essere trasformata in “metodo” serio, sereno, profondo, aperto e attuato da pastori pronti a dare la vita per le loro pecorelle. Perché se le riflessioni del Papa venissero accolte da noi preti con superficialità e con scarsa dose di interiorità e di serenità spirituale, non solo farebbero saltare sulle sedie i cultori delle regole, ma aggiungerebbero danni enormi, soprattutto se tra i due amanti ci fossero creature piccole e adolescenti.
Don Antonio Mazzi