PER QUESTI RAGAZZINI IL CARCERE E' SBAGLIATO
22/04/2016
Lo sono stato anch’io un ragazzetto irrequieto e ho preso da mia madre gli schiaffi che mi meritavo e le urlate a gogò. Allora la società, contadina ed ignorante, usava mezzi semplici ma efficaci, a tempo giusto, ed i genitori erano genitori quando te le davano ma due minuti dopo erano ancora più genitori quando ti spiegavano, con la pazienza dei contadini, che non si rompono le lampadine delle strade, che non ci si “mena” vestiti da chierichetti per suonare il campanellino al sanctus della messa e, tanto meno, si rubano le ciliegie nei campi del nonno.
Così i genitori ci hanno educati e con ragione. Adesso invece ci stanno di mezzo il Tribunale dei Minori, i giornali che te la raccontano come vogliono e il diritto dei bambini di accusare i genitori di violenza, appena parlano di piccoli castighi e fanno un accenno di schiaffo.
Perché i genitori, oggi, sbagliano sempre, cioè non hanno mai ragione. E così accade che quattro adolescenti rom, per divertimento, smontino un tombino al centro di una città veneta e poi lo usino per spaccare la vetrina di un negozio perché esponeva due nuovi modelli di iPhone. E gli iPhone, oggi, piacciono anche ai rom, magari analfabeti.
Il più grande del gruppo, anni quindici, ha brillantemente raccontato alle forze dell’ordine l’avventura, come io e voi raccontiamo quanto era buona la pizza dell’altra sera. Spavalderia, impunità e, fatemi pensare male, già con la testa orientata verso la prossima stupidata.
Loro sanno che la giustizia non li può punire e sanno, ancora meglio (tra loro c’era una ragazzina scappata da una comunità, alla quale era stata affidata) che, davanti ai loro coetanei, si sono guadagnati una stelletta al merito.
Non ho raccontato questo fatterello perché trattasi di rom, ma per ritornare su una mia idea che più volte ho inutilmente espresso. Mandare questi ragazzini in carcere è sbagliato. Nessuno, pedagogicamente parlando, metterebbe i peggiori con i peggiori perché troverebbero “colleghi” con medaglie “d’oro” e che, rispetto a loro, sarebbero eroi nazionali di spavalderie e di cose ben peggiori.
Urge creare realtà semplici, ecologiche, rasserenanti, non carcerarie, dentro le quali questi adolescenti scatenati possano trovare educatori veri (non quelli che si accontentano dei titoli), motivati, capaci di riordinare i grandi talenti che questi ragazzi possiedono, ma che nessuno è riuscito a valorizzare.
Giocare con i tombini, o sparare con i flober ai vecchietti, non può diventare lo sport più amato dagli adolescenti normali e no. Certo che se altre passioni per loro non esistono e se mancano persone adulte preparate e desiderose di spendere la loro vita per avventure educative rischiose anche se avare di gratificazioni, saremo eternamente qui a raccontarci le scemate scriteriate e barbariche, sia dei rom che dei nostri figli.
Don Antonio Mazzi