Il disegno di legge sulla legalizzazione della cannabis arrivato in Parlamento si fonda sulla ammissione di una resa da parte dello Stato. Come un genitore davanti al figlio che comincia a prendere una brutta piega: invece che rafforzare il rapporto con lui si arrende e lo lascia un po’ alla sua deriva “è una guerra persa, faccia come crede!”
Poi ci dicono che addirittura, facendo così, lo Stato ci guadagnerebbe e toglierebbe risorse alla criminalità. Su questo secondo punto ci ha già pensato un esperto del calibro di Gratteri, che di criminalità organizzata se ne intende meglio dei nostri parlamentari, a smontare questa pia illusione. Anche poi sul primo aspetto fondante della proposta, la ragione della convenienza economica, vi sono molti pareri di validi economisti che dimostrano quanto sia infondata questa ipotesi.
Ma per noi il punto centrale resta quello educativo sul quale, ovviamente, nella presentazione di questo disegno di legge non si fa menzione alcuna, non c’è nessuna valutazione dell’effetto che un simile provvedimento potrebbe avere sui ragazzi.
Visto che la droga fa male - e questo è un dato oggettivo che include la cannabis -, quanto male farà lo Stato ai suoi giovani offrendo loro lo sballo “legale”?
Samo contrari a questo disegno di legge perché, al di là di tutte le considerazioni possibili, è fatto sulla pelle dei ragazzi, in particolare di quelli più fragili, che richiederebbero più ascolto, lavoro, sano divertimento, università, opportunità di costruirsi un futuro.
La cannabis è un capriccio: accettare questo tipo di approccio da parte dello Stato sarebbe tremendo. Lo Stato che sfrutta la debolezza dei propri cittadini per fare cassa. Così come già avviene oggi per il gioco d’azzardo!
Don Antonio Mazzi