Ancora un ennesimo e nauseante episodio di bullismo accaduto a Vigevano, in provincia di Varese, ci viene spiattellato dai mezzi di comunicazione in tutti i particolari più macabri. Si tratta di ragazzi di “buona famiglia” da un alto e, dall’altra parte, di una vittima con qualche fragilità e difficoltà.
Da quanto apprendiamo il caso è tra i peggiori che io abbia visto e sentito. Nulla è stato tralasciato: dal trascinamento incatenato per le strade del paese, alla violenza sessuale, all’ubriacatura, fino ad appenderlo nudo a testa in giù sopra un ponte. Quando il bullismo è vero non ha limiti e sconfina con la bestialità più vergognosa.
Il fenomeno si va diffondendo a macchia d’olio, coinvolge ragazzi di ogni tipo e quando lo si scopre, ci lascia tutti impotenti e umiliati. Ci pare impossibile che tra ragazzi normali possano nascere e crescere mandrie animalesche, capaci di arrivare a scene da vomito. Nemmeno l’odio più feroce, arriva ad estremi come questi.
Io sono sempre più in difficoltà quando mi viene chiesto di scrivere e di riflettere su misfatti di tale cattiveria. E tra le difficoltà che mi preoccupano di più c’è la paura che, conoscendo gli adolescenti, si rischi di alimentare altri fatti ed episodi simili.
Non so se, durante l’interrogatorio, le forze dell’ordine abbiano rilevato qualche segno di pentimento, di vergogna e di grande bisogno di chiedere scusa al poveretto.
Siamo in grave ritardo nella conoscenza e nella metodologia da praticare con i nostri adolescenti. Lo sbilanciamento tra lo sviluppo fisico molto anticipato e la presa di coscienza del vissuto disorienta anche noi.
L’adolescenza va studiata sotto tutti gli aspetti, con infinita umiltà, serietà, pazienza e osservandola nella speranza di capirla. Per fare branco bastano pochi minuti e una occasione.
Per fare gruppo, invece, si deve partire da lontano, creare occasioni “serene” e mirate, ricche di avventure positive e gradualmente assistite, animate e inventate da adulti equilibrati. Invece mancano figure di adulti che in questo campo si vogliano giocare la credibilità, la creatività e il rischio.
Ora, purtroppo, si parlerà di punizioni e di interventi sempre legati alla legge. Così non portiamo a casa niente. Perché, una volta tanto, non siamo noi adulti ad anticipare, prevenire, inventare, costruire percorsi finalizzati ad arrivare prima, ad intuire le eventuali criticità, a lavorare insieme chiamando chi questi episodi li ha vissuti e in parte sanati?
Don Antonio Mazzi