Papa Francesco, tra una battuta e l’altra, mette in riga non solo i preti e i Vescovi, ma anche quei signori che, seduti sugli scranni laici e altisonanti, corredati di strani aggettivi, verbi e sostantivi, banalizzano, o meglio, equivocano, su temi vitali ed essenziali per la dignità di tutti e, soprattutto, dei nostri giovani.
Trattasi del lavoro e delle formulette, più o meno inglesi, che vanno girovagando tra i banchi degli onorevoli. Il Papa, saltando a piè pari chiacchiere e diatribe, parte da lontano, o meglio, “dal profondo”.
“A volte si pensa che un lavoratore lavori bene solo perché è pagato (e in regola): questa è una grave disistima dei lavoratori e del lavoro perché nega la dignità del lavoro. Le persone lavorano bene innanzitutto per la dignità e l’onore”. E continua battendo forte sul binomio lavoro-dignità.
“Attorno al lavoro si edifica l’intero patto sociale: quando non si lavora, si lavora male, si lavora poco o si lavora troppo(!), è la democrazia ad entrare in crisi”.
E arriva ad un certo punto, dicendo verità come solo lui sa dire, con tutto il suo cuore: “Il mondo del lavoro è una priorità umana e pertanto è anche una priorità cristiana e, perciò, è anche una priorità del Papa”.
Stupendo. Così ci ha sistemati tutti: bianchi, rossi, verdi e neri!
Don Antonio Mazzi