I DOVERI DEI MIGRANTI MA ANCHE I NOSTRI

30/06/2017

La svolta della Cassazione, o meglio, una chiarificazione rispetto al mondo dei rifugiati e dei migranti, andava fatta. La sentenza, a proposito di un sikh che girava con un coltello secondo i dettami della sua fede, dice che gli immigrati hanno l’obbligo di conformarsi ai nostri valori.
Ma, come al solito, noi italiani che mai sappiamo stare nel giusto mezzo, gridiamo o “al finalmente” o, dall’altra parte, “alla fine dell’accoglienza e dell’integrazione”.
La questione non è facile e i rischi da ambo le parti rimangono. Però stavano accadendo cose troppo grandi e le strutture nate per accogliere stavano diventando luoghi di profitto, di pena, di violenza e di doppio gioco.
Il fenomeno stava allargandosi a macchia d’olio ed era arrivato fino alle soglie delle associazioni di solidarietà. Dare alcune regole non mi pare violentare le persone, offendere la loro cultura e la loro fede.
Dove c’è o dove c’era confusione e l’ammassamento selvaggio della gente, sempre accompagnato da soldi garantiti dallo Stato, non potevano non esplodere le vergogne che abbiamo visto e sentito.
Regoliamo gli arrivi. Creiamo strutture che accolgano piccoli numeri di rifugiati. Prepariamo gli educatori e i responsabili perché possiamo offrire scolarità, lavoro, formazione e pulizia fisica e morale.
È difficile, anche per me, giustificare persone che viaggiano con un coltello alla cinta, perché trattasi di costume religioso. Come è altrettanto difficile accettare che si ammassino, senza un minimo di regole e di organizzazione, centinaia di poveri, custoditi da responsabili capaci solo di picchiare e privarli del cibo.
Bisogna, però, evitare che un certo tipo di politici trasformino una sentenza equilibrata della Cassazione in una vittoria politica e che le svariate sinistre continuino le stupide diatribe, anche tra loro, usando diversamente la sentenza, felici di trovare un ulteriore motivi per litigare.

Don Antonio Mazzi