E se la finissimo di chiacchierare sui nostri figli e affrontassimo seriamente la delicata questione dei quarantenni? Esce, infatti, in questi giorni uno studio americano che disquisisce, a botta di percentuali (non ci siamo ancora accorti che i numeri, in questa società, sono solo un’opinione) che i nostri figli sono in ritardo di tre anni.
Non li chiamiamo più bamboccioni, ma abbiamo inventato “soprannomi” americani: “millenial” e “iGeneration”. Perciò i diciottenni di oggi sono i quindicenni di ieri. E i venticinquenni di oggi sono come i diciottenni di ieri.
Per ridere un po’ aggiungo che, nel frattempo, anticipiamo il diritto a votare, a guidare la macchina e accorciamo i licei.
Non scendo a parlare dei particolari e dei motivi più seri che dovrebbero giustificare lo studio statunitense. Inutile che vi dica che il sesso, per un verso o per l’altro, c’entra sempre. Vado a giustificare il perché della mia rabbia ogni volta che vedo pagine intere di giornali e centinaia di pagine di libri, rigonfi di queste montagne di numeri.
Vogliamo dire che i veri immaturi, vigliacchi e bamboccioni sono i quarantenni? Questa immaturità deleteria e vergognosa vogliamo, una volta tanto, spararcela in faccia, dicendoci la verità?
Perché è scomodo e antipatico pensare che tutti quelli che fanno ricerche, scrivono sui giornali e sfornano libri a iosa, sono i veri immaturi e sono la vera causa del fenomeno che illustrano.
Non riesco a convincermi e tantomeno a convincere che non possiamo partire sempre dalla seconda mossa, dimenticando ad arte la prima, la più drammatica e la più urgente. I quarantenni dovrebbero essere la spina dorsale di una società, in tutti i campi: famiglia, scuola, lavoro, tempo libero.
E quando la spina dorsale, anziché essere la “portatrice” dell’intero sistema sociale, politico, economico e affettivo, è la prima ad avere bisogno delle stampelle, se non addirittura della carrozzina, possiamo fare tutte le ricerche, le analisi e gli studi.
Nel frattempo i “produttori” di giovani immaturi e “ritardati” corrono incoscienti per le loro strade. Se i veri adolescenti sono i quarantenni, non so se dobbiamo fermarci ai tre anni in più o ai tre anni in meno.
Don Antonio Mazzi