È morto un grande amico di Papa Francesco. (Pare si telefonassero tutti i giorni). Voleva essere chiamato Dionigi anche da Cardinale. Amava la semplicità e aveva bisogno di stare tra la gente delle sue mille parrocchie. Non so se conoscesse i nomi dei politici, ma esagerando potrei dire che ricordava tutti i nomi della gente che incontrava. Anch’io quando andai in Duomo, con infiniti altri preti per la sua prima messa, rimasi colpito, perchè sorrise, mi strinse la mano e mi salutò “Buon giorno don Antonio”.
Non fece nessuna rivoluzione e tantomeno, nonostante sapesse di tutto e di più, della chiesa e dintorni, visti i suoi precedenti incarichi, perdette tempo per discutere ed elaborare nuove metodologie pastorali ed ecclesiastiche. Era soprattutto un portatore sano di serenità, di positività, di speranza per tutti. Sapeva piazzare interventi anche in alto loco, nel modo giusto e al tempo giusto, come ad esempio fece in un seminario sull'etica in Confindustria . Chi fu presente disse che stregò tutti. Troppo avanti e troppo aperto.
Anche sui migranti iniziò presto la sua faticosa battaglia, compresa solo più tardi dai milanesi. È morto “sottovoce” come visse sottovoce. Ciò non significa che l’eredità lasciata non tocchi i toni alti della spiritualità profonda e della generosità evangelica. Tanto è vero che don Mario Delpini, nuovo arcivescovo di Milano (lui dice che il nome è già un programma: Mario) non sono solo io a dirlo, sarà un logico successore di quella linea e di quella pastoralità.
Don Antonio Mazzi