Con un Papa come Francesco, dovevamo aspettarci una mossa per lui quasi normale. Ha pescato don Mario, un prete-prete che va in bicicletta con il casco, che abita nella casa del clero, che è sempre vissuto vicino a fior di cardinali, senza mai “darsi arie”.
Sono felice che l’arcivescovo di Milano sia “un prete”. La frase è seria! Invece, se non vi dispiace, una malizia me la dovete permettere. È una malizia benefica e non comprometterà certamente “la carriera” di don Mario (è vero che anche il nome fa il suo effetto: “chiama don Mario. Lo aspettavamo in oratorio”. È simpatico!).
Dicono, e qui arrivo alla punzecchiatura, che conosca bene tutti i preti della diocesi ambrosiana. Conosce perfino i nomi. E io, applicando alla mia maniera una delle più note parabole del Vangelo, mi sono detto: “Sto meglio io che rincorro le pecorelle smarrite o starà meglio lui che dovrà formare, dialogare, incontrare, i pastori della diocesi più grande del mondo?”.
Per fare il pastore dei pastori a Milano, la bicicletta gli servirà solo per andare in curia (spero, anzi sono convinto che il palazzo arcivescovile non gli ispiri tanta nostalgia) o anche per cercare qualche pastorello, un po’ disorientato?
Caro don Mario, nel Vangelo c’è una paginetta bianca che ti aspetta. Scrivila a mano con qualche scarabocchio e con diverse sottolineature. A Milano puoi fare di tutto: dal Pastore che mangia alla mensa dei poveri al vescovo che viene chiamato a testimoniare in mezza Europa, al prete contemplativo che al tramonto, nella cripta di S. Ambrogio, recupera la profezia, la pastoralità e l’originalità della parola evangelica. Il tutto in quella paginetta bianca delle Scritture che aspetta i tuoi scarabocchi!
Don Antonio Mazzi