MENO CHIESE E PIÙ ACCOGLIENZA

24/10/2017

Ho letto una notiziola che sarà certamente sfuggita a tanti ma che ha, nella mia testa, una importanza straordinaria. Si tratta di “affari di chiesa”, direbbe qualcuno. Invece la notizia va decisamente dalla parte contraria.
Il trafiletto incominciava in fondo alla prima pagina di un quotidiano per poi continuare all’interno. Il titolo, molto semplice, recitava “Meno soldi per le chiese perché la CEI ha deciso di investire nell’accoglienza”.
Le cifre a noi dicono poco, le percentuali ci aiutano di più. L’autore, sempre nell’inizio dell’articolo, diceva: “Da quando è cominciata la crisi economica la chiesa italiana ha aumentato del 60% gli stanziamenti annuali per le opere sociali”.
Ci voleva tanto, dico io da prete strano, a smetterla di costruire chiese in Italia e fare qualsiasi altra cosa, che sarebbe stata più utile? Quante sono le chiese vuote o sconsacrate?
Quanti sono i “nuovi parroci” e nuovi vescovi che, appena nominati nelle sedi, buttano soldi “vergognosamente” per rifarsi le canoniche, gli arcivescovadi, le chiese laddove sovrabbondano ma, poiché sono vecchie, piacciono poco ai prevosti? Posso dire, con piacere, che agli italiani, soprattutto a quelli che danno l’8 per mille, la notizia piacerà!
Potrebbe essere il segnale di un nuovo modo di vivere la fede, di fare la carità e di trasformare in fatti concreti quella preghiera che diciamo ogni giorno nella messa e che incomincia con le parole: Padre nostro?
Come possiamo essere fratelli se milioni e milioni di bambini, donne, uomini soffron0 la fame e muoiono ogni minuto? È meglio una chiesa nuova e vuota in più o migliaia di bambini con una casa, con un pezzo di pane in mano e magari con un libro da leggere?

Don Antonio Mazzi