Uno dei posti più sicuri e simpatici per i nostri figli, l’oratorio, non è affatto in via d’estinzione. C’è ancora e funziona. Lo testimonia una e-mail arrivatami in questi giorni e che parla di colui che “nasconde la palla sotto la tonaca”. La trascrivo per intero.
“L’odore della gomma nelle mani tinte di nero”, scrive il lettore, “il pallone sgonfio si accascia sul piede per essere scagliato nella porta. Corriamo, nel cortile asimmetrico, strusciando le ginocchia sul catrame dal sapore misto al sangue.
Prosegue la mail: “Lui nasconde la palla sotto la tonaca e così fugge impedendoci di portarla via. La partita è quella di tutti i giorni, con il vento di tramontana che gela il naso e le orecchie, o il caldo umido dell’afa estiva.
Il cortile è quello dell’oratorio; il muro scrostato segna l’altezza di chi cresce da un anno all’altro. L’odore del pennarello si mescola a quello del compensato mentre traccia il segno di una racchetta da ping-pong. Il traforo gratta il legno e cosparge di segatura il pavimento.
L’odore della colla rimane tra le dita appiccicose dopo aver attaccato i manici. Lui, con la tonaca impolverata, pazientemente c’insegna. Lui, con la tonaca, si muove agilmente a raccogliere la pallina che cade dal tavolo e la riconsegna contando i punti. Lui, con la tonaca, gioca con te, anche oggi, nel 2017.
L’odore dell’incenso, del fumo delle candele, del pane morbido con la mortadella, nelle mani callose dell’assistente laico, dopo la messa. L’odore della liquirizia che pesca la gassosa dalla bottiglia di vetro e le caramelle gommose che si appicciano ai denti.
Lui, con la tonaca, ha le tasche immense, piene di chiavi a custodire stanze di giochi e d’adunanze per parlare d’amore. L’odore dell’infanzia e dell’adolescenza si consuma nella tonaca lisa di chi ci fa ancora compagnia”.
Don Antonio Mazzi