Viviamo in un Paese che, dopo secoli di puzze medioevali e di “paranoie” religiose, si sta liberando, con l’aiuto e la dovuta insipienza di partiti nati tra il brillare di stelle, di quei regolamenti e di quelle norme che ostacolano il cammino della modernizzazione.
Ovviamente sto parlando con ironia. Così come sono ironico quando vi dico che uno dei segnali del nuovo cammino, piccolo ma significativo nella sostanza, consiste nella semplice cancellazione di un divieto. Eccolo: “Non è più vietato profferire in pubblico e in luoghi aperti al pubblico bestemmie o frasi offensive per il rispetto e la pietà altrui”. Il nuovo Codice punta ad eliminare varie “obsolescenze” tuttora in vigore.
Già nel 1999 erano state depenalizzate le bestemmie, rimanevano solo un illecito amministrativo, con multe abbastanza salate. Ma la sindaca Raggi (siamo sempre più o meno tra le stelle) ha creduto giusto abolire anche le multe.
C’è modo e modo di fare la carità. Evitare, ad esempio, ad un “cristiano” di tirar fuori, controvoglia, da cinquanta a trecento euro dal portafoglio, potrebbe venire elencato tra i nuovi modi di fare carità e cultura! Permettete che mi senta preso in giro come prete, come cittadino e come italiano?
Sempre con ironia devo però ricordare che siamo a Roma. E a Roma Papa Francesco dice le sue, e la Raggi dice le sue. Uno pari! O meglio, se non vogliamo rovinarci il fegato, cinque a UNO. Cinque come le stelle. Ma l’Uno, però, è maiuscolo.
Don Antonio Mazzi