Ho conosciuto e incontrato i genitori di Martina Levato, la ragazza dell'acido. In questi giorni la Corte di Cassazione ha stabilito definitivamente che il figlio nato nell'agosto 2015, quando Martina era già in carcere, sia definitivamente dato in adozione. Speravo che, data la serietà e la maturità dei nonni, potesse venire affidato a loro, resisi subito disponibili.
Purtroppo il legale rappresentante del Comune di Milano, che in questi anni aveva avuto in affido il figlio di Martina, ha ritenuto inaffidabili i nonni perché, nonostante siano figure rispettabili, si sarebbero assunti un impegno sproporzionato alle loro forze, a causa il divario di età e della durata molto lunga della pena per Martina e di Alex, con il rischio che il piccolo venisse sottoposto ad un ulteriore affido.
Certamente, davanti ad un caso così tragico, garantire al bambino uno sviluppo sereno è forse una grande illusione. Quindi si può solo ricorrere al minore dei mali, sarebbe stato l'affido ai nonni.
Qualche volta i giudici, delegati a scelte così delicate e sconvolgenti, dovrebbero fidarsi un po' più di gente come noi, che non vive tra le scartoffie ma sul campo a tempo pieno e che molto spesso trovano incomprensibili le scelte dei funzionari.
Torno al piccolo e ai nonni, così "decrepiti" da essere scartati definitivamente. Sarà possibile un ripensamento? E ancora: è possibile che gente come noi valga, una volta tanto, quanto i funzionari?
Don Antonio Mazzi