L’azzardo non è un gioco, ma una dipendenza spesso patologica. Abbiamo ottenuto una leggera flessione tra i giovani. Secondo il CNR di Pisa, quattrocentomila giovani hanno smesso. Sembra un numero interessante. Peccato che sono diciassette milioni gli italiani che nel 2017, almeno una volta, hanno giocato.
La dipendenza dall’azzardo è troppo agevolata. Ci sono trappole ed equivoci dovunque, e purtroppo anche con l’aiutino dello Stato. Non credo faccia bene a nessuno mettere in piedi doppi giochi. È vero che i miliardi oltre a servire ai “farabutti” che maneggiano l’intera operazione, servono anche, in percentuale irrisoria, a coprire i debiti dello Stato, ma sui tempi lunghi voglio capire quali conseguenze ci portiamo a casa.
Da tempo un gruppo di noi sta correndo su e giù per le scuole italiane. 23 istituti secondari di primo grado, 30 istituti di istruzione secondaria superiore, inchieste e interviste 11.494 ragazzi nel Bergamasco e 116 istituti scolastici incontrati, 1345 studenti nel Gallaratese, con 612 ore di attività partecipato ad un lavoro di verifica e ne è uscito un volume, con il titolo “SELFIE”. Stiamo esponendo nei saloni dei comuni una mostra di fumetti, molto visitata, che permette in modo allegro di riflettere sui disastri e sulle percentuali causate da questa dipendenza.
Sempre leggendo lo studio del CNR di Pisa, l’azzardo tra gli adulti spopola. I diciassette milioni dell’anno scorso, messi a confronto con i dieci del 2014, da soli ci spaventano e ci fanno capire che qualcosa non funziona. Parlavo di doppio gioco, con rabbia, perché non è possibile scrivere a grandi lettere che l’azzardo fa male quando interi programmi e spot televisivi lo pubblicizzano su tutte le reti.
Ripetiamo vergognosamente la stessa tattica che facciamo con i pacchetti di sigarette. Scritte più grandi del pacchetto ci dicono che il fumo causa il 90% dei casi di cancro ai polmoni. Poi, non solo il fumo viene venduto agli adulti ma vedi i ragazzi delle medie, nell’intervallo tra le lezioni, fumare in mezzo a tutti, sui marciapiedi davanti alla scuola. Quasi quasi vorrebbero farti capire che gli imbecilli siamo noi che non fumiamo.
Ho parlato di Stato, di “trafficanti di azzardo” e non ho parlato del cattivo esempio più indecente: i genitori. Quando abbiamo in casa chi beve, gioca d’azzardo, fuma, facciamo fatica a trovare motivazioni e giustificazioni per convincere i figli a cambiare strada. Per acquisire un vizio, purtroppo, bastano poche volte, per smettere non sono sufficienti mesi e anni. Perché, mi domando, abbiamo il coraggio di chiamare gioco ciò che è dramma, tragedia e morte?
Don Antonio Mazzi