È uscito da poco il "1° Rapporto Auditel-Censis". I numeri, da soli, parlano abbondantemente e, secondo me, dovrebbero sconvolgere tutti. Invece saremo solo noi gente da medio evo a sentirci con lo stomaco in gola. Perché gli italiani normali, cioè quelli che mentre leggono queste statistiche stanno navigando con il secondo cellulare, le danno per scontate.
Non voglio perdermi nei numeri, ma solo fermarmi ai ragazzi. Nella fascia d'età 4-10 anni il 17,6% ha il cellulare, il 6,7% utilizza il pc fisso, il 24,2% il portatile, il 32,7% il tablet e il 49,2% è connesso al web. Suppongo che anche tra i 28 milioni di adulti che navigano sulla Rete anche di notte ci sia qualcuno di loro.
Che cosa nasconde dietro questi numeri? Il gioco? Le relazioni più strane e opinabili? La morte delle relazioni familiari, dei rapporti sia dolci che conflittuali, propri dell’età preadolescenziale e adolescenziale? Il forte bisogno di parlare guardandosi e magari abbracciandosi?
Ho parlato di morte delle relazioni perché relazione è la parola "croccante" che crea amore, dolore, vita, gruppo, amicizia, crescita, bisogno dell’altro "intero". Le conseguenze negative dell’abuso di tecnologia sono più dannose quando esternamente sostituiscono lontananze, relazioni, impegni.
In treno è comico ascoltare quanti “tesori, amori, dolcezze” esistono in Italia e nel mondo. Messa tra parentesi la privacy, ignorati i numerosi inviti a non disturbare che partono dalla radio di bordo, affari, compiti con i figli, consigli anche più delicati - iniziano a Roma Termini e terminano a Milano Centrale. E fin qui siamo sul quasi bello e utile degli strumenti tecnologici. Me è proprio il bello e l’utile che ci fregano. L’82% delle famiglie italiane sempre connesse ad Internet non è sull’orlo del divorzio o del fallimento o sta decidendo della vita e della morte di qualcuno, è solo affascinata dai vantaggi immediati e dalle comodità che questi mezzi offrono.
Ma non tutto è immediato e semplice come sembra. L’eccesso alla lunga fa danni. Non parlo di danni fisici, ma psicologici, morali, etici. La parola calda, vera, genuina, vicina è magica. Forse è una mia fissazione. Ma è il più grande dono che il Creatore ci ha fatto. Le prime parole le ha pronunciate Lui, con tutto quello che ne è conseguito. La seconda parola è diventata Carne: il Verbo incarnato. La terza dovremmo essere “NOI”, ma l’abbiamo confinata dentro uno schermo.
Don Antonio Mazzi