Anche quest'anno, don Antonio Mazzi ha celebrato il rito del Giovedì Santo con i suoi ragazzi, gli educatori, i volontari e i collaboratori di Exodus nella Cascina Molino Torrette di Milano, sede storica all'interno del Parco Lambro.
Tanti i momenti che hanno condiviso: la lavanda di piedi, la croce, il vaso, l'acqua, il fuoco, il pane e il vino… i segni portati all'offertorio, la cena con pane azzimo e erbe amare.
La celebrazione si è svolta alla presenza di Padre Miguel Tofful, Superiore Generale dell'"Opera Don Calabria", Suor Maria Rosa Girlanda, Vicaria Generale delle "Povere Serve della Divina Provvidenza "Opera Don Calabria".
Ecco la riflessione sulla "CROCE" scritta dai ragazzi della sede Exodus di Garlasco (Pv), letta durante la celebrazione:
"Questa croce per quanto storta sia, resta in equilibrio grazie ad un unico pezzo, il più piccolo (un cuneo), il classico scartino, senza il quale però crollerebbe. Ognuno di noi, per quanto scartino sia, è parte di una croce, di un ricordo, di un sacrificio, di un amore e di una unione".
"Quando un oggetto di valore si rompe gli orientali riparano la crepa riempiendo la spaccatura con dell'oro. Essi credono che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia diventa più bello. È un'antica tecnica che non nasconde le fratture, anzi, le esibisce come un pregio. Ogni pezzo riparato diviene unico e irripetibile, per via della casualità con cui la ceramica si frantuma e delle irregolari, ramificate decorazioni che si formano e che vengo esaltate dal metallo.
In questo modo si creano vere e proprie opere d'arte, sempre diverse, ognuna con la propria bellezza da esibire, proprio grazie all'unicità delle crepe che si creano quando l'oggetto si rompe.
Anche per le persone è così: ferite che lasciano tracce diverse su ognuno di noi, cicatrici dorate, segno orgoglioso di rinascita.
Ognuno di noi è un pezzo unico. Ogni cicatrice racconta una storia. La sofferenza è preziosa, la fragilità può trasformarsi in forza." (don Antonio Mazzi)
don Antonio Mazzi