I poveri sono, ancora una volta, oppressi dai ricchi, anche nei paesi cosiddetti civili! E, tra i poveri, permettetemi di annoverare anche i giovani. Non perché sono tossici o senza lavoro o senza ideali, ma perché sono obbligati a divenire speranza di tutto ciò che per i grandi fu sconfitta.
Anche queste elezioni e queste ultime battaglie tra candidati, si sono perse l'ennesima occasione per collocare il futuro dei nostri figli dentro un contesto che non dovrebbe essere di supplenza alle nostre malefatte, ma di progettazione su loro misura.
Le poche battute serie e affrettate, in questi mesi, sono state per la scuola, ma non si capisce "quale scuola", per il lavoro o meglio la "disoccupazione giovanile" ma dimenticando che l'occupazione è non solo coprire un posto dignitoso e pagato equamente, ma soprattutto lavorare significa dare un significato alla propria vita.
E per dare significato alla vita di domani, i più bei regali che possiamo offrire ai nostri figli sono una formazione capace di affrontare un futuro in profondo cambiamento e carico di incroci professionali, sociali, politici ed economici molto diversi e tutti da inventare.
I nostri figli sono figli del mondo e non solo dell'Italia, del Veneto o della Lombardia, o "figli di mamma". Loro sono i primi ad averlo capito, ma sono anche i primi a domandarsi perché siano più importanti le auto elettriche di coloro che le auto elettriche domani dovranno usarle: e perché siamo più disposti a moltiplicare le autostrade che a tracciare i percorsi che permetteranno di unire popoli diversi e di trovare il modo perché i diritti e i doveri siano uguali per tutti.
Altrimenti torniamo a ricordare la frase di Papa Francesco: "I poveri continueranno ad essere oppressi dai ricchi".
Don Antonio Mazzi