Quando storie come quella del rapper napoletano Clementino – uscito dal tunnel della tossicodipendenza - avvengono e te le senti raccontare proprio da lui, anche a noi che lavoriamo in questi campi maledetti delle droghe gli occhi si riempiono di lacrime e il cuore di speranza.
"Prima te la offrono, poi te la compri e ad un certo punto non sai più chi sei". Ha cominciato così la sua testimonianza Clemente, qualche giorno fa, tra i giovanissimi al "Festival storie digitali" di Milano.
E nella testimonianza che lui ha voluto rilasciare ci sono alcune frasi che hanno una importanza straordinaria. Le voglio sottolineare mentre mando a Clementino un grande abbraccio. "Quando hai un genitore che ti piange in faccia, capisci che devi smettere".
Non tutti nella sventura hanno la fortuna di una famiglia che sa riportare un figlio diventato un rudere di uomo sepolto "nella merda della cocaina" a vita nuova. Altre volte parlando di rinascite (purtroppo rare) le ho paragonate al Lazzaro del Vangelo e alle sue sorelle.
Anzi, da prete sfrontato come sono, ho avuto il coraggio di dire che Cristo ha fatto meno fatica a tirar fuori dal sepolcro Lazzaro morto da quattro giorni che Clemente per uscire dalla cocaina.
Il questo caso, poi, va aggiunto un altro pezzo di frase che, durante la sua testimonianza, il cantante ha detto: "Sono stato proprio io a chiamare la comunità".
Chi si è ridotto nelle condizioni di Clementino sa cosa intendo dire e quanto sia importante che a bussare alla porta sia stato proprio lui, perché aveva capito di avere davanti solo la morte e non altri, mamma compresa. Di solito sono le mamme, con gli occhi fuori dalla testa e con le mani tremanti, a stringerti e a supplicarti per i loro figli.
Queste dipendenze ti bruciano la volontà e sebbene il giorno dopo può arrivare la tua disfatta, non hai più la forza e il coraggio di smettere. Lui, invece, ce l'ha fatta ed è già "sul pezzo".
Per questo motivo da tempo parlo di prevenzione, di centri giovanili, di oratori sempre aperti, di attività e di avventure impegnative e positive, di un nuovo tipo di scuola (soprattutto media inferiore) che inserisca testimoni credibili all'interno dell'équipe dei docenti e inventi alcuni periodi, tra un trimestre o quadrimestre e l'altro, nei quali si affrontino seriamente questi problemi.
Non aspettiamo che arrivino i poliziotti, i cani e le dispersioni irrecuperabili. Finisco con Clementino: "Parlare in musica, raccontare come è facile perdersi e difficile salvarsi, è una sfida e una vittoria". E…vvvai!
Don Antonio Mazzi