Nei giorni scorsi ha fatto notizia un caso delicato: nella scuola primaria di un paese tra Milano e Lecco la maggior parte dei genitori di una classe quarta ha proclamato una sorta di "sciopero" tenendo a casa per giorni i figli, spaventati per l’aggressività di un compagno con problemi comportamentali.
So che sono faccende complesse per tutti, so di che si parla, per lunga esperienza. Noi, da più di quarant’anni, viviamo, lavoriamo, facciamo recuperi scolastici e incontriamo regolarmente anche i genitori di centinaia di ragazzi che hanno problemi di questo tipo e anche di molto pesanti, pure pericolosi. Non fanno la quarta elementare ma partono da oltre i sedici anni, sono già stati sbattuti fuori dalla scuola, dalla casa, dall’oratorio e alcuni hanno frequentato carceri minorili.
Raramente facciamo scioperi o invitiamo i loro compagni a compiere azioni altrettanto violente come risposta. I migliori "educatori" di questi scolari con problemi sono i loro compagni, cioè gli ex coetanei che avevano subito o promosso azioni a rischio.
Quando riesci a recuperare un paio di questi ragazzi, ed è la prima cosa che dovrebbe fare l’intero gruppo dei docenti della classe cominciando dall’insegnante di educazione fisica e di religione, saranno questi a darti una mano e ci riusciranno meglio degli psicologi, degli insegnanti di sostegno.
Dobbiamo smetterla di pubblicizzare ogni giorno casi di questo genere, col rischio di fare propaganda. La scuola deve essere pronta a ricevere questi ragazzi e, come sistema preventivo, deve lavorare perché alcuni tra i docenti accettino, anzi scelgano volentieri, tutti quei rischi che oggi per un verso, domani per un altro, saranno presenti nelle nostre scuole.
Le proteste servono solo ad aumentare il malessere di tutti e non portano miglioramento. Vorrei, inoltre, dire ai genitori che credono di aver messo al mondo dei santi che, tra la quarta elementare e la seconda superiore passano anni molto delicati e difficili anche per le famiglie migliori. Ve lo dico io che queste cose le vivo, ripeto, quotidianamente.
Aiutiamoci a vicenda. Perché quello che non è accaduto a noi oggi, può accadere domani e viceversa. Aiutiamoci tra genitori e i presidi stiano meno in ufficio e vadano nei corridoi e nelle classi non per punire ma per far capire, soprattutto ai docenti, che sono con loro e che la scuola non è il luogo delle carte ma degli uomini che faranno l’Italia di domani. Italia che potrà essere anche meno povera ma, certamente, non meno complicata.
Don Antonio Mazzi