L’adolescenza è il tempo della curiosità, della disobbedienza, della ribellione primaria, del rischio e della terribile confusione tra il condizionale e il participio cioè tra il “desidererei” e il “mi sono fatto”.
Durante questi anni i nostri figli scelgono l’orlo del precipizio non perché sono bipolari o affini, ma perché sono aquilotti che vorrebbero attraversare i burroni, volare verso il sole, e giocarsi i loro desideri tutti in un boccone.
Uno Stato intelligente non dovrebbe usare i cani, i poliziotti e le galere per fermare il volo di creature scatenate e senza sponde che le sappiano contenere. I nostri adolescenti non li salviamo con le punizioni, facendo pulire le aule delle scuole o mandandoli nelle mie comunità a fare volontariato.
Urge sostituire la voglia di avventure, la curiosità morbosa, il bisogno di trasgressioni negative con proposte positive altrettanto rischiose, curiose e trasgressive, ma discusse insieme, con loro.
Non fermi un’aquila in volo, una moto in curva e un generatore di “elettricità”. La stagione dei fiori, dei cieli dipinti e dei temporali improvvisi se non abbiamo fatto prevenzione ed educazione, può travolgere tutto.
Racconta lo psicoterapeuta Jorge Bucay: “Quando ero bambino adoravo il circo e mi piaceva in particolar modo l’elefante. Prima di entrare in scena, pur facendo sfoggio di una dimensione e di una forza davvero fuori dal comune, rimaneva per ore legato ad un paletto conficcato nel suolo, con una catenina che gli imprigionava una delle zampe. Mi sembrava impossibile che all’animale non venisse la voglia di sradicare quel paletto per sgranchirsi un po’ le gambe.
Perché non scappava? Mio padre mi diceva che era stato ammaestrato. A me la risposta non convinceva. Se era ammaestrato non c’era motivo di tenerlo legato con una zampa ad un paletto. Dopo un po’ di tempo me la sono chiarita da solo la causa. Se incominciarono a legarlo fin da quando era molto piccolo, la sua è diventata abitudine. Quand’era piccolo il paletto era adeguato però adesso, aveva ottenuto i risultati che desiderava l’allenatore. Aspettava l’ora giusta per ballare come una ballerina di cinquanta chilogrammi e poi tornava al suo posto”.
Il fatterello dimostra nel modo più semplice, ma più efficace, il principio che i dottori chiamano prevenzione. Durante l’infanzia e la preadolescenza con i nostri figli dobbiamo impostare giochi, metodi, regole e divertimenti che senza bisogno di urlate, punizioni, prediche e raccomandazioni, offrono tutti i prerequisiti utili all’arrivo della adolescenza.
Don Antonio Mazzi