PUNTIAMO SU SCUOLE E QUARTIERI DI PERIFERIA

15/06/2018

Siamo sempre a battere chiodi che non fissano nessun quadro a nessuna parete. Pare, dai titoli dei mezzi di informazione, che noi italiani siamo terzi al mondo per consumo di marijuana e quarti per quello di cocaina. Evento da bandiere vittoriose. Già nel 2016 erano state rilevate le stesse cifre e le stesse tragedie. Quali vantaggi portiamo a casa continuando ad informare senza prendere per lo stomaco l'intero fenomeno e progettare nuove ipotesi e nuovi percorsi?
Purtroppo la confusione creata dal nuovo Governo e i riverberi negativi che sono ricaduti sui campi più delicati della nostra convivenza quali scuola, sanità, dipendenze, famiglia e bullismo, hanno solo peggiorato l'intero quadro di riferimento. Solo in Exodus ho dovuto lavorare, spaventato, su tre casi di suicidio in dieci giorni. E mentre una volta il suicidio era atto ultimo e disperato oggi, giovani e meno giovani, pare usino questa cerimonia macabra come soluzione definitiva, pensata e studiata con "tranquillità" di spirito, ma soprattutto come soluzione indolore e definitiva e, per dirla con le loro parole agghiaccianti "pochi minuti per noi, due giorni di funerali per loro (i genitori) e quattro di lacrime per le fidanzate".
Vogliamo andare avanti così? L'altro giorno ho incontrato Attilio Fontana - nuovo Presidente della Regione Lombardia - e ho voluto, subito, parlare di progetti, di formazione, di scuola e di priorità da mettere in campo con chi, come lui, ha figli e lunga esperienza politica. I vecchi metodi, le carceri minorili, le comunità, l'aumento delle forze dell'ordine non solo non risolvono i problemi sul tappeto ma peggiorano e rannuvolano ulteriormente l'orizzonte.
Mettiamoci insieme, facciamo rete, convinciamo le università a istituire dei corsi per i docenti con persone esperte, con stage nei quartieri e tirocini guidati. Cerchiamo docenti e testimoni disponibili ad andare nelle scuole di periferia, in certe parrocchie e associazioni sportive sensibili ai problemi del mondo giovanile. Concludo chiedendo, per la centesima volta, di parlare di meno e di usare toni meno da fine del mondo perché convinti che, se non tutto, molto è ancora possibile e nostro dovere impegnarci a farlo.


Don Antonio Mazzi