SALVIAMO I NOSTRI RAGAZZI DALLA STUPIDITÀ

02/03/2018

Non può lasciarti indifferente la notizia che per la centesima volta un gruppetto di cinque minorenni imbecilli assaltano un anziano che tranquillamente cammina appoggiato al suo bastone, glielo strappano per poi aggredirlo, farlo cadere e ferirlo.
È accaduto in Toscana, a Casalguidi, una frazione di Serravalle Pistoiese. La tristezza, davanti a queste cose, mi toglie il respiro, quasi mi soffoca, e mi fa pensare come ragazzi normali, appena usciti dalla ingenuità e dalla semplicità dell'infanzia possano comportarsi con un "nonno" in modo così selvaggio e imbecille.
Nell'intervista, poi, ancora di più, mi ha colto la tristezza, vedendo il nonno quasi sereno e per niente inviperito. I nonni sono fatti così! Ricordo il mio, quanto mi ha voluto bene e quanto l'ho fatto arrabbiare. Ho voluto definire imbecilli i ragazzotti, perchè non mi sento di dare altri titoli e non voglio mettere di mezzo solo i genitori dei cinque. Ha sfumature diverse e interpretazioni che devono restare dentro i limiti della stupidità. Mi rifiuto di appioppare altri titoli.
Insisto, invece, nel dire a tutti che a questa età (tra i 14 e i 16 anni) i nostri figli sono ancora "acerbi", perché stanno esplodendo dentro di loro, in modo troppo veloce e molto confuso, con tutte le infinite potenzialità di cui sono dotati e che, pian piano, crescendo, dovrebbero equilibrarsi e trasformarsi da potenzialità a qualità personali.
E qui torna al centro del discorso la rete dei servizi e delle strutture che insieme dovrebbero aiutare i nostri adolescenti a conoscersi meglio, a parlare ed ascoltare le persone più adulte che sono attorno a loro. Invece attorno a loro ci sono adulti forse meno maturi di loro, oppure, indifferenti e disinteressati.
Parlando di rete intendo: famiglia, scuola, sport, parrocchia e attività di gruppo. La parola "educazione" troppe volte viene relegata tra le cose secondarie e mal definite. Invece è la qualità più importante perché crea socialità, integrazione, relazioni e vera democrazia.

Don Antonio Mazzi