Mi preoccupa la dichiarazione che la ministra dell'Istruzione ha rilasciato in seguito ad alcuni fatti molto gravi, dovuti ad amicizie particolari tra professori ed allievi. La ministra è andata sul pesante fino a proporre "licenziamenti per i professori troppo amici degli allievi".
Certamente quanto abbiamo letto e appreso giorni fa - come ultimo degli abusi sessuali studiati e preparati con chiara finalità animalesca e consumato tra i banchi del doposcuola - provoca reazioni sempre più preoccupanti tra noi gente normale e, penso, ancora più laceranti per un ministro donna con una storia e una coscienza che io ben conosco.
Voglio, però, porvi quasi un dilemma, o meglio un principio metodologico e pedagogico. Per un docente, la presenza in classe dovrebbe essere dotata di due qualità: della capacità di spiegare bene la lezione e padroneggiare ancora meglio l'intera materia per la quale tiene la cattedra, e della capacità, non meno importante e delicata, di farsi ascoltare, creando un ambiente ricco di relazioni, vuoi tra gli allievi e vuoi con il professore, tali da far sì che la scuola, oltre ad essere luogo di apprendimento, possa divenire anche luogo di rapporti positivi, sereni e collaborativi, collegati da pari opportunità.
A questo punto escono due "scuole" di pensiero. La prima: il docente faccia il docente, perché tocca ad altri personaggi presenti nella struttura a far altro. Oppure, secondo orientamento, il docente non si accontenti di fare solo il docente, perché davanti non ha solo dei cervelli elettronici, ma dei mondi giovanili in forte evoluzione e "rivoluzione" interiore oltre che esteriore. Questa seconda tesi, però, suppone un equilibrio intellettuale, affettivo e professionale troppo spesso assente anche negli adulti, perché le storie dolorose e delicate non esistono solo tra gli allievi, ma anche tra i docenti. Presupposto questo, è giustificabile la preoccupazione della ministro.
Io, però, affronterei il problema dalla parte contraria, obbligando i docenti a frequentare corsi preparatori, formativi, ben finalizzati, che da sempre sono previsti e da sempre vengono trascurati da troppi docenti.
La scuola è rimasta l'unica istituzione che avvicina tutti i nostri figli, soprattutto nel periodo delicato dell'adolescenza. Perciò, questo problema deve essere elencato tra le priorità indiscusse e urgenti.
Don Antonio Mazzi