Mi spiace che i dirigenti scolastici, in seguito alle note vicende accadute all'ITC di Carrara, finito sulle cronache nazionali soprattutto per i quattro video girati nella classe del biennio, abbiano chiesto alle forze dell'ordine di intervenire durante le normali attività scolastiche per fronteggiare e prevenire il fenomeno del bullismo.
Il provveditore agli studi Donatella Buonriposi ha giustificato l'iniziativa come educativa e non repressiva. Io ripeto il verbo d'inizio, "mi dispiace", e spero tanto che le forze dell'ordine dicano di no e insistano perché siano gli insegnanti stessi o altri testimoni impegnati in campi educativi e sociali ad intervenire, nel modo più informale e scolastico possibile.
Non è plausibile che la scuola non conosca gli adolescenti e quanto attorno agli adolescenti può accadere. La cosa che si dovrebbe subito iniziare è un confronto d'équipe costante, formativo e programmatico fra docenti.
Urge lavorare in gruppo e, laddove ci sono adolescenti, l'insegnante che entra nell'aula deve "essere" un nome, un'esperienza e non solo un testo di matematica.
Il Nobel Elias Canetti scrive: "Ogni cosa che ho imparato dalla viva voce dei miei insegnanti ha conservato la fisionomia di colui che me l'ha insegnata. Le nozioni da sole non rendono umani".
Reazioni e fatti atipici fanno parte della stagione adolescenziale. Non può nascere una guerra per la smargiassata, seppur grave, di un giovanotto qualsiasi. Un docente vero deve intuire già simili atteggiamenti, aggirarli e smontarli ancor prima di cascarci dentro.
Giocare a braccio di ferro non è certamente la tattica vincente. E tanto meno è vincente creare lo scombussolamento dell'intera scuola. Se poi arriviamo alle bocciature e alle punizioni "esemplari" significa che abbiamo perso definitivamente la guerra.
La pressione mediatica eccessiva e ingiustificata fa il resto. Pare che cadiamo tutti dalle nuvole. E invece dobbiamo tornare entro le dimensioni vere dell'educazione e dentro le strategie predisposte e meditate nei lavori di gruppo e dalla scuola stessa.
Purtroppo in questi ultimi periodi la burocrazia ha "ucciso la scuola" e solo alcuni insegnanti hanno cercato, rischiando sulla loro pelle, esperienze significative e incoraggianti.
Don Antonio Mazzi