Credo che l’appello, stranamente duro e quasi spazientito del Papa, lanciato all’Italia e all’Europa nel giorno dell’Epifania perché trovassero approdo in u porto sicuro i “disperati” a bordo delle navi Sea Watch 3 e Sea Eye, da settimane nel Mediterraneo, abbia lasciato molto sconcertati e tristi i cristiani e gli onesti, perché accolto con indifferenza.
Gli italiani erano tutti impegnati ad assaltare i supermercati e i negozi, più o meno di qualità, perché i saldi valgono più delle donne, dei bambini, degli uomini, delle tragiche povertà, delle violenze e delle ingiustizie. Anzi, quest’anno meno “barboni” hanno allungato le mani, all’ingresso e all’uscita dei negozi. Straordinario obiettivo ottenuto! Non posso nemmeno tacere per l’atteggiamento di un vicepresidente del Consiglio che, senza la minima decenza, ha subito ribadito al Papa il suo no, più potente, secondo lui, del sì dell’intero Governo (il caso si è poi risolto dopo un estenuante braccio di ferro, ma quel no al Papa resta nella memoria).
Questo Papa, dal primo giorno del suo pontificato, ha lanciato inviti, preghiere e intere giornate. Ogni giorno ci chiede che tipo di mondo sia quello nel quale vengono cancellati per legge i diritti vitali e primari che dovrebbero renderci più uomini.
Vittorino Andreoli nel suo ultimo libro, dal titolo un po’ particolare ma molto azzeccato, Homo stupidus, stupidus, scrive: “Una civiltà ha bisogno di essere guidata da sentimenti che non possono essere sostituiti dai freddi commi della ragione. Di fronte ad un bambino che muore di fame, deve scattare il rifiuto. La burocrazia copre il sentimento e seppellisce la pietà”.
Vogliamo vivere una ricchezza fasulla che si restringe tutta dentro fauci sempre più inumane, allargando sempre più le povertà. L’ultimo episodio, fatto di pochi bambini e di poche mamme non si esaurisce in un sì o un no di pochi, ma spalanca una voragine che rischia di seppellire il meglio della nostra storia.
Una politica che si rafforza, moltiplicando e trasformando in battute barbare la denutrizione e la morte di creature, non può essere accettata in silenzio.
Don Antonio Mazzi