I DISAGI ATTORNO A NOI

28/02/2019

Faccio sempre più fatica a sopportare la penosa insensibilità di alcuni operatori dei servizi sociali, ai quali, per altro, vengono affidati casi sempre più delicati, molto umani e bisognosi non solo di preparazione ma, in prima battuta, di grande intuizione, delicatezza e vocazionalità. Quando trasformiamo “in mestiere” alcune scelte di vita, il nostro Paese precipita in situazioni inspiegabili e dolorosissime.
Penso al pronto soccorso, ai servizi sociali, a certi quartieri, a certe famiglie, a troppi istituti scolastici. E non voglio lasciar fuori dal gruppo dei “poco motivati” anche me stesso, nonostante da quarant’anni io viva, giorno e notte, con i più disperati, nonostante io abbia rischiato spesso la vita.
Le frasi dei miei ragazzi che più colpiscono il mio cuore e che mi fanno capire quanto spesso l’amore e il lavoro vengano confusi con l’egoismo e l’interesse, sono quelle nelle quali mi chiedono, dopo avermi abbracciato, di far loro “da padre”.
Nessuno deve chiamarsi fuori dal caso del piccolo di dieci anni che ha vegliato per un giorno intero, evitando di chiamare aiuto, la sua madre “troppo ferma, troppo nera” sul divano.
In queste circostanze chiamiamo in causa i servizi sociali, a torto o a ragione. In questo caso permettete che, ancora una volta, la mia rabbia si faccia sentire. Come è possibile, stando a quanto leggo in cronaca, che non si sia trovato un modo per prevenire il dramma che si è verificato?
Tutto faceva presagire un finale tragico. Se poi volete che la mia rabbia vada a cento, lasciate che io vi riferisca una frase che ho letto: “Un educatore andava a casa qualche ora la settimana per dare un sostegno scolastico”.
Possibile che l’educatore non abbia capito e insistito per un intervento più efficace? È mai possibile che l’educatore non sia andato a domicilio perché mamma e figlio erano ammalati? Ma dove siamo? Possibile che nessuno abbia intuito che, se mai c’è stato un momento urgente e necessario per andare, era quello di cui stiamo parlando? Finisco dicendo che di casi di degrado, anche nella mitica Milano, ce ne sono più di uno. E sarebbe bene che il sindaco lo sapesse.


Don Antonio Mazzi