IL NON PROFIT E LA POLITICA LAVORINO UNITI

12/01/2019

Per evitare che il mondo del no profit brontoli più del dovuto, pur avendo ragione, essendo spesso e volentieri sottovalutato, dobbiamo approfittare dell’incidente piratesco dell’Ires nella legge di bilancio 2019, per arrabbiarci di meno e progettare interventi significativi e definitivi.
Nella mia onestà devo dire, purtroppo, che dobbiamo fare, anche in casa nostra, un po’ di pulizia. Non tutto il volontariato è trasparente e non tutto va dove dovrebbe andare. Fatta questa pulizia in casa, uniamoci e scegliamo alcune strategie capaci di scomodare le alte sfere del Governo nazionale e delle giunte regionali e comunali.
Il politico e il sociale devono integrarsi e completarsi perché, solo così, i malesseri e le situazioni problematiche nate anche laddove la gestione delle municipalità è corretta, possono essere prevenuti e affrontati.
Gli interventi, concertati insieme e affidati ad enti fortemente motivati e aggiornati, da sempre hanno risollevato il clima e rasserenato quartieri, famiglie, scuole e sanato luoghi storici famigeratamente famosi.
Una lettura seria dei nostri giorni avrebbe dovuto obbligare il Parlamento non a tagliare gli aiuti ma ad affrontare l’intero problema che va sotto il titolo di Terzo Settore.
Quando parlo di sociale non voglio ridurlo solo al volontariato. Perciò entra nel panorama del non profit non solo la povertà economica, ma anche la famiglia, la scuola, l’educazione civica, la vita dei quartieri e tutta quella serie di attività che coinvolgono adolescenti, disabili, anziani, stranieri, violenti e pedofili.
È giunto il tempo che in piazza non vadano solo i soliti. Impariamo anche noi ad alzare la voce. La nostra coscienza non arriva agli scioperi, ma ai sit-in prolungati e ben organizzati ci deve arrivare.
Torno al raddoppio dell’imposta Ires per gli enti, le associazioni e le fondazioni. E, a conferma delle chiacchiere e delle promesse, Luigi Di Maio ne ha subito approfittato per aggiungerne un’ennesima: “La manovra sulla tassazione dell’Ires per gli enti no profit verrà cambiata nel primo provvedimento utile”. Noi, oltre ad organizzarci, dobbiamo lavorare seriamente perché i quintali di droghe requisite, le violenze esplose e le tragedie familiari, non possono aspettare, come risposta, l’ennesima “tassa sulla bontà”.


Don Antonio Mazzi – Corriere della Sera del 12/01/2019