LA PAURA NON È ROSSA PER TUTTI

18/03/2019

Marina, educatrice della sede dell’Isola d’Elba, alcuni giorni fa aveva in programma, con una classe della scuola elementare di Porto Azzurro (LI), un laboratorio sulle “Maschere di Oz” e, invece, si è trovata davanti una classe di bambini disorientati e impauriti perché, nei giorni precedenti, un loro compagno si è ammalato di meningite e versa in condizioni molto gravi. Questo è il suo racconto-testimonianza… perché stare dalla parte dei ragazzi significa esserci sempre per loro, soprattutto in certi momenti. Significa saper cogliere il momento.
“Era la prima volta che entravo in quella classe e avevo in programma tutt’altro”. “Lei è una mia amica” - così mi ha presentato l’insegnante alla classe ma, prima di me, c’era stata “un’altra amica”, la psicologa. Ai bambini è stato detto che quella sarebbe stata “una mattina ricca di novità”. Loro hanno cominciato a raccontare che con la psicologa avevano parlato delle emozioni. “Quali?” – ho chiesto - perchè io lavoro con le emozioni e con i colori. “Vi piace colorare?” – “Sì!” - hanno risposto in coro. “Allora stamattina coloreremo insieme!”.
Prima abbiamo fatto un viaggio: ho chiesto loro di poggiare la testa sul banco e chiudere gli occhi. Li ho portati fuori dalla classe, in alto sopra la scuola, a vedere il mare. Solo dopo abbiamo iniziato a colorare. Senza pennello ma con le mani per avere maggiore contatto tra materia, colori e foglio… perché il pennello è uno strumento, un intermediario che a volte allontana e io volevo che arrivassero all’emozione pura.
Ho poi chiesto di raccontare le emozioni che stavano vivendo in quei giorni così particolari disegnando anche figure non riconoscibili. Alla fine, dopo che ognuno aveva raccontato con i colori pensieri ed emozioni, ci siamo messi per terra, in cerchio, e ognuno ha condiviso il suo lavoro, un modo per raccontare soprattutto le paure. Rosso, verde, giallo: ogni paura aveva il suo colore.
È stato molto emozionante per tutti, per i bambini perché scoprivano di vivere le stesse emozioni e che il condividerle li aiutava ad affrontarle meglio; per noi - adulti, educatori, genitori - che spesso non riusciamo a leggere nei nostri ragazzi le emozioni che li attraversano.
Vogliamo fare tutti, bambini, insegnanti, educatori un grande in bocca al lupo al compagno malato e alla sua famiglia.”

Il laboratorio rientra nelle attività previste dal Polo di Portoferraio (LI) all’interno del “Progetto Bussole”, realizzato da Fondazione Exodus con il contribuito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Direzione Generale del Terzo Settore e della Responsabilità sociale delle Imprese.


Marina Gesmundo