Se leggessimo con un po’ più di coraggio e un po’ più umiltà la condizione nella quale si trovano i nostri figli, farebbe ridere il solo sentir parlare ancora di droghe leggere e di legalizzazione. Tornare ai tempi del Parco Lambro non mi pare sia la strategia vincente. La situazione è talmente degenerata e generalizzata che dovremmo, se siamo persone seriamente impegnate, ritrovare la voglia di iniziare tutto da capo e magari dalle caricature di Altan. Sono spariti dalla nostra società concetti fondamentali: educazione, conoscenza di sé e del proprio corpo, coscienza dei diritti e dei doveri e un minimo di regole di vita. Davanti al crollo dei valori personali e sociali, ridurre il dibattito alla legalizzazione mi pare voler asciugare l’oceano con il cucchiaio. Non può una società darsi per vinta e liquidare come “stupidaggine” il selfie che quattro ragazzini volevano farsi sui binari dei treni ad alta velocità. Il falso divertimento, il bisogno di soddisfare ogni capriccio, quale che ne sia il costo, portando a giocare la vita, la morte, la galera, la disabilità, tutto. La totale mancanza di orientamenti ha permesso alla follia di diventare normalità e a considerare l’omicidio una specie di diritto alla vendetta. Senza educazione e formazione non esiste democrazia, società, amicizia, sacrificio, autocontrollo. La vita esige limiti, obblighi e significati profondi ed interiori. La legge rende i genitori responsabili dei figli minori, (solo a parole però), perché se vai di sera nelle discoteche o nei pub, di minori ne trovi a “brancate”. Dobbiamo sentirci responsabili tutti. La frase che dicevano i vecchi parroci a catechismo “Sono tutti nostri figli”, dobbiamo ripetercela ogni giorno e non limitarci alle parole, perché stiamo superando ogni decenza umana. Tutti dobbiamo spiegare e testimoniare ai nostri figli che per affrontare la vita occorre coraggio. E per coraggio non serve a giocarsi la vita per una foto sui binari o il futuro imbottendosi di sostanze, ma a costruire, giorno dopo giorno, il carattere e la fortezza necessari a dire di no e i sì che fanno dei nostri figli persone degne di stare al mondo, rendendolo migliore. Se invece di legalizzare le droghe leggere, legalizzassimo il servizio civile obbligatorio per tutti, a 18 anni o a 16 anni, non sarebbe meglio?
di don Antonio Mazzi – Corriere della Sera