Se fossi stato io a dire la frase che nei giorni scorsi Papa Francesco ha pronunciato, nel corso della prima udienza di quest’anno, tutto sarebbe passato inosservato, magari con il solito commento: “Già, è don Mazzi”. Ma stavolta è il Papa.
Anticipo una mia impressione: la frase è sintomo di una grande sofferenza che Papa Francesco si porta dentro al cuore. Il popolo cristiano si va pian piano svuotando della forza evangelica pacificamente rivoluzionaria e radicale e si accontenta di frequentare le liturgie, non perché cariche di spiritualità e di scelte meditate, ma quasi per abitudine.
Sempre più spesso la nostra fede si esaurisce tra un’entrata e un’uscita, la domenica, dalle porte della chiesa. Papa Francesco ha voluto questa volta essere chiaro fino alle ultime conseguenze, ponendo ciascuno davanti alla propria ipocrisia.
Ecco la sua frase: “Meglio atei che ipocriti, perché andare in chiesa e poi vivere odiando gli altri è scandaloso”. Questa frase va interpretata leggendo il Discorso della Montagna, riportato nel Vangelo di Matteo, che il Papa stava commentando.
Qualche cristiano della domenica rimarrà sconcertato. Ma questo è il Vangelo spiegato senza fronzoli e mezze verità.
Don Antonio Mazzi